Vibbando: cosa mi manchi a fare?
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cry” – Cigarettes After Sex
L’amore, c’è poco da dire, è bello in ogni sua forma.
Tuttavia, è anche una delle innumerevoli illusioni – così diceva Leopardi – prodotte dall’immaginazione.
L’amore ci conforta dall’idea di dover vivere un’esistenza segnata dal dolore.
Una visione pessimistica, sicuramente condivisa da chi, ora come ora, si ritrova con il cuore infranto, perché ha appena ricevuto un due di picche o perché, magari, è stato appena scaricato dopo una relazione che sembrava andare a gonfie vele.
Insomma, certe volte l’amore può fare veramente schifo, ma fa parte della vita, no?
Non può essere sempre tutto rose e fiori. – ok, forse non sono proprio il massimo a consolare…-
Me la cavo meglio a consigliare le canzoni adatte a ogni tipo di situazione.
Non vi dirò di levare i fazzoletti di torno, tranquilli, ma semplicemente di munirvi di cuffiette perché, in certe situazioni, solo della buona musica può rimediare.
Primo caso: due di picche
I due di picche sono sempre dei colpi bassi dolorosissimi, tanto che comprendere e descrivere a parole ciò che si sente è sempre molto complicato.
Anche perchè non è facile liberarsi di una sentimento forte come l’amore – e qui non posso non consigliarvi “Umore” degli Psicologi.-
“Ma tu sai dirmi certe frasi che ho la pelle d’oca
Ti ascolterei parlar per ore, di cosa, che importa?”
-“Umore” , Psicologi
C’è chi ovviamente non ama parlarne e soffre in silenzio, ascoltando chi, invece, è stato capace di esternare ciò che prova e trascriverlo sotto forma di musica.
L’inadeguatezza e quella sensazione, che nasce dalla consapevolezza che l’altra persona non prova ciò che provi tu, come se il tuo cuore venisse graffiato da unghie lunghe ed affilate.
Un gentile abbraccio di comprensione e di conforto ce lo da Ariete, che nella canzone “Quel Bar” racconta del suo forte interesse per una persona che, però, “non la guarda mai” – direi, una situazione di facile immedesimazione.–
“Il problema è lo stesso, non sono niente per te
Posso guardarti anche per un anno e non vorresti me”
-“Quel Bar”, Ariete
Qualcun altro reagisce in modo completamente diverso ed inaspettato, con il bisogno di rilasciare tutta la rabbia e l’odio accumulati in corpo.
In questo caso, via libera a canzoni come “Buon Appetito”, dove Dende si augura e si rallegra di non dover più vedere, sentire e fidarsi della sua ex crush. Tanto da arrivare anche a sputarle sulla tavola.
Quando si dice che la vendetta è un piatto da consumarsi freddo…
“Ho messo le mani in tasca
Ed ho sputato sulla tavola
Buon appetito amore mio”
-“Buon Appetito”, Dende
Secondo caso: rottura
Ok che l’amore è cieco, ma è anche vero che spesso i ciechi siamo noi.
Quante le vittime di Amore, cadute nel suo tranello perché attirate da quella che, all’apparenza, sembrava la persona giusta.
Questi sfortunati hanno, però, anche la fortuna di vivere le più sane e belle relazioni – anche se non dovremmo generalizzare perché, purtroppo, ci sono sempre casi di relazioni tossiche…-.
Ma che, ironia della sorte, sono anche le più dolorose, quando giungono al loro termine.
Una delle tante conseguenze del post rottura?
No, non parlo dei chili in più dovuti alla quantità, terapeutica ed antidepressiva, di gelato aromatizzato alle “lacrime salate”; ma il momento in cui si realizza che non esiste più un “noi”
Ce ne vuole di tempo per lasciare andare quel “noi” perché i ricordi, egocentrici, si fanno largo tra mille pensieri.
Involontariamente, si finisce a ripensare ai momenti passati assieme anche se, ricordare, fa male – lo racconta anche Ariete in ”Mille Guerre”-.
“Però di pensarti non ne faccio a meno
Che fai così male, ma so’ masochista”
-“Mille Guerre”, Arite
Onestamente, questa forma di autolesionismo va d’obbligo accompagnata da una giusta colonna sonora.
E qui, l’indecisione.
Io ve le propongo, poi vedete voi su quale delle canzoni montare i vostri ricordi in stile videoclip nostalgico e malinconico.
La casa YCB offre: “Non sei tu” di Gazzelle , “Fiori morti” o “Acido” degli Psicologi.
“Che ci fai tu nei miei sogni
Perché non resti nei ricordi
Mi hai insegnato a mettermi a nudo
E ora sono uno sconosciuto”
-“Fiori morti”, Psicologi
Tempo al tempo
Una ferita fresca richiede tempo per ricucirsi.
Il primo passo è comprendere che, un due di picche o la fine di una relazione, non sono problemi insormontabili. – dopotutto morto un papa se ne fa un altro, il mare è pieno di pesci e blah, blah, blah…-
Il nostro cervello è melodrammatico e fermamente convinto che sia impossibile uscire da determinate situazioni, specialmente se dolorose.
Non dobbiamo dare retta a lui.
La chiave di tutto è parlare a cuore aperto con se stessi e accettare il fatto che si sta soffrendo.
Bisogna comprendere che si può trarre insegnamento anche dalle brutte esperienze e dal dolore, e, soprattutto, che delle belle sessioni di pianto fanno bene.
Piangere è parte di un lungo processo di guarigione e non è segno di debolezza – ce lo dicono anche gli Psicologi in “Tutto Bene”.-
Per quanto si possa soffrire, arriva sempre quel momento in cui tutto diventa un semplice e vecchio ricordo, che il nostro cervellino rinchiude in uno dei tanti cassettini che compongono la nostra memoria.
“Quando ti rivedrò
Ti saluterò con un “riposa in pace”
E quando ti rivedrò
Io sorriderò e tu sarai presa a male”
-“Riposa in pace”, Ariete ft.Drast
Insomma, avrete già capito…
Non c’è troppo di cui disperarsi, ad un certo punto si raggiunge la capacità di salutare quella persona con un “Riposa in pace” – sì, sto citando il brano di Ariete e Drast – senza più sentire quel doloroso nodo alla gola e le lacrime agli occhi.
Rimane semplicemente una questione di tempo…
Scritto da: Zahra, 5F