Salvatore Vendittelli: gridare fuori dalla tela
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Voodoo in my blood” – Massive Attack
A Roma l’arte è ovunque.
Non basterebbe nemmeno il dono dell’onnipresenza per visitare le migliaia di mostre, esposizioni ed eventi che questa città ospita ogni anno.
Fortunatamente, tramite la fittissima rete di contatti del YCB, sono riuscito a visitare una delle mostre più nascoste ed originali che, l’estate romana, ha avuto il piacere di offrire.
È il momento di parlare della dissacrante arte di Salvatore Vendittelli.
Non paura, ma curiosità
Pensavate di aver superato gli incubi dovuti a “Leone il cane fifone”?
Bene, preparatevi ad averne di peggiori.
Immaginate se dalle tele di un quadro tentassero di uscire dei mostri spaventosi ma, poco prima di essere completamente fuori, venissero bloccati ed incorniciati in un mobiletto di legno con uno sportellino di vetro.
Fatto?
Ora, aggiungete un pizzico di critica verso la società degli anni ‘50 ed il gioco è fatto. Adesso avete una perfetta immagine delle Vetrine di Salvatore Vendittelli.
Ora però, vi descriverò solamente due opere; così, la prossima volta che si terrà questa mostra –e vi avviserò.– potrete andare a vederle tutte.
Con un po’ di fortuna potreste poi avere il piacere di essere guidati, come nel mio caso, dalla figlia dell’autore, Valeria Vendittelli.
Il Critico
Il simpatico amico qui sopra è Il Critico, una rappresentazione allegorica di chi ha il compito di giudicare –si, tipo Alessandro Borghese.-, ma solo sotto lauto compenso.
Infatti al posto dell’occhio ha una moneta d’oro, come bocca ha la cerniera di un portafoglio e non riesce, in alcun modo, a digerire il trattato di filosofia che si ritrova nello stomaco, simbolo di una mentalità chiusa.
Tutti questi piccoli indizi spingono l’osservatore, dopo la prima terrorizzata occhiata, ad essere curioso, a cercare chi o cosa sia criticato ed in che modo.
“È un urlo contro il plagio sociale e l’omologazione.”
-Valeria Vendittelli
L’allattamento
La seconda vetrina –è la mia preferita, per questo ricade tra quelle importanti– rappresenta invece, in maniera cupa ma contemporaneamente accattivante, l’indottrinamento religioso nei confronti dei bambini.
Ciò è ritratto tramite due seni ricolmi di rosari, marci, putridi e distorti, per il contenuto così dannoso.
È importante sottolineare quanto fossero innovative e “fuori dal coro” queste opere per gli anni in cui furono create: compiere una cosa del genere tra il 1950 ed il 1955 era un vero azzardo contro la propria carriera.
Un paragone interessante da fare è il modo allegorico con cui viene criticata la società, che oggi richiama fortemente la street art di Banksy. –insomma, sappiamo da chi ha preso ispirazione l’artista di Bristol.–
Un padre eccentrico
Per tutta la visita sono stato accompagnato dalla figlia dell’autore, la simpatica e solare Valeria Vendittelli; che, dopo avermi parlato delle opere esposte, mi ha raccontato degli aneddoti riguardanti il padre e la sua infanzia.
Dovete sapere infatti che, nonostante lei sia cresciuta a stretto contatto con il signor Critico e con tutte le altre opere che non ho citato, oggi illustra libri per bambini.
“Pensate che quattro vetrine le teneva in camera da letto”
-Valeria Vendittelli
Infine, oltre ad essere stato un’artista, Salvatore Vendittelli è stato uno scenografo e costumista, ha contribuito alla messa in scena di ben oltre 300 opere teatrali ed ha insegnato scenografia sia all’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila che di Roma.
“Se mio padre dovesse vedere tutto questo, probabilmente si andrebbe a nascondere da qualche parte”
-Valeria Vendittelli
Il colpo di scena, avvenuto in chiusura di questa meravigliosa visita, è stato proprio lo scoprire che l’autore era una persona estremamente timida e riservata, al contrario di quanto mi sarei potuto aspettare osservando le opere esposte.
È finita così questa mostra che, nonostante sia poco conosciuta, è in grado di trasmettere tanto interesse e curiosità, verso delle opere strane ma molto originali.
Scritto da: Alessandro 5A