Per Travis fare il tassista notturno non è stressante
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Taxi driver theme” – Bernard Herrmann
Ci troviamo in una calda estate degli anni ‘70, i walkman suonavano gli AC/DC e nei musei si faceva a gara per esporre le opere di Andy Warhol.
Contemporaneamente, nelle sale cinematografiche di tutta Italia, faceva capolino una strana locandina: in primo piano c’era il protagonista del film mentre osserva, in modo apparentemente spaventato, una metropoli notturna; alle sue spalle si trovava solamente un taxi giallo.
Il titolo di questo capolavoro è “Taxi driver” -si, è anche il titolo dell’album di Rkomi-, un film nato dalla mente di Martin Scorsese e Paul Schrader nel lontano 1976.
So benissimo a cosa state pensando: ma perché dovrei guardare un film uscito 50 anni fa, vecchio come il cucco?
Cuore in pena
Partiamo dalla trama.
Anno 1975.
Il protagonista del film, chiamato Travis Bickle ed interpretato da Robert De Niro, è un ex marines che, dopo il congedo, fa il “er tassinaro” a New York; lavorando sia di giorno, che di notte, a causa di una forte insonnia.
“Non riesco a dormire […] vado in giro fino al mattino in metropolitana, allora ho pensato, se è così meglio che mi faccia pagare”
-Travis Bickle
La sua ossessione, come ci rivelano dei monologhi tratti da un diario che scrive durante il giorno, è l’avere uno scopo nella vita, un motivo per continuare ad esistere.
Purtroppo, in seguito ad un, piuttosto curioso ma inquietante, misunderstanding, interrompe i rapporti con la sua amata e prende una decisione del tutto “logica e coerente“: compiere un attentato ed uccidere uno degli uomini politici più in vista in quel momento.
Il piano però, naufraga completamente e, per un motivo che non vi dirò, finisce per essere dipinto come un salvatore della città ed eroe dei deboli.
Il pezzo mancante
Manca una parte chiave del film, che vi ho appositamente tenuto nascosta fino ad ora.
Travis odia profondamente la società in cui vive, e lo rivela già nei primi minuti con una delle scene che, insieme a quella dello specchio, ha segnato di più il mondo del cinema.
“Drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori; un giorno o l’altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta e per sempre.”
-Travis Bickle
Tutto questo disprezzo verso il mondo poi, non trovando un sano sfogo, lo avvelena e lo conduce in un vortice di follia da cui non riesce ad uscire, alimentando sempre di più un già presente disturbo psicotico –come si dice dalle mie parti: sta a sbrocca’-.
Incollati allo schermo
Il film è un come un incantatore di serpenti e voi, dalla prima all’ultima scena, vi trasformerete nel suo docile e velenoso amico a sangue freddo.
I motivi di ciò sarebbero tantissimi: il protagonista, che oggi è considerato come uno dei più rappresentativi e disturbanti della storia del cinema; la trama anticonvenzionale e controcorrente per il tempo; oppure infine le varie interpretazioni che si potrebbero dare al finale.
Si, tutto giusto, ma parliamo di cose pratiche: cosa vedono i nostri occhi.
POV: sei Travis Bickle
Il film, a causa di alcune scene particolarmente violente –coff coff…Martin Scorsese…coff coff– è stato desaturato, rendendo i colori meno accesi. Al contrario di quello che vi potreste aspettare, è un punto di forza: vediamo una società spenta, grigia e triste, come se stessimo usando, in realtà, gli occhi di Travis.
Inoltre le scene in cui il protagonista è alla guida del taxi –lavoro che De Niro ha svolto realmente, prima del ciak, per ben 6 mesi– hanno una particolarità: l’inquadratura è, spesso, quella dell’autista, che alza gli occhi al cielo, tra i neon e le luci della City, e poi li abbassa, rivelando marciapiedi pieni di violenza, frenesia e caos.
Infine, se l’occhio vuole la sua parte, lo stesso fa l’orecchio: tutte le soundtrack del film –come quella che state ascoltando– sono state composte da Bernard Herrmann, lo stesso autore della colonna sonora dei film di Alfred Hitchcock, il Maestro del Brivido.
Insomma, non a caso è un film cult; ha ricevuto premi su premi –tranne l’Oscar, ed ancora oggi nessuno sa il perchè– e quindi, invece di vederlo su Netflix, comprate il dvd e creategli un piccolo santuario in casa vostra.
Scritto da: Alessandro 5A