Metalgain: Mimose Tutto L’Anno
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Rehab” – Amy Winehouse
Ogni anno, non appena arriva l’8 Marzo, la “Festa delle Donne”, si inizia a parlare di quanto sia importante la parità dei sessi, di quanto sia sbagliata la violenza domestica e del perché le donne dovrebbero avere le stesse opportunità degli uomini. Ovviamente questi sono discorsi giusti, che si devono fare, ma non vanno limitati solo a questo periodo dell’anno. Per questo ecco tre donne musiciste che non hanno mai smesso di ispirare il genere femminile fin dal principio delle loro carriere.
Raffaella Carrà
Avere un personaggio a cui ispirarsi, che sia reale o no, fa bene a tutti: si può prendere spunto dal suo aspetto, dalla sua saggezza e dai suoi insegnamenti per migliorare sé stessi. Nel suo caso, Raffaella Carrà, è stata una forma simile per gran parte degli italiani come donna indipendente, fiera e brava nella sua carriera. La sua figura non si è mai limitata alla semplice cantante o ballerina: ha sempre voluto spingersi oltre per fornire ai suoi spettatori degli insegnamenti validi.
Grazie a lei si iniziarono a sdoganare le magliette corte che mostravano l’ombelico, si concepì una solida figura della donna indipendente e con una carriera crescente e, quasi più importante di tutto il resto, si capì che essere una madre non dipendeva solo dai geni. Esatto: molti non sanno che era una fiera madre adottiva di ben 12 bambini di tutto il mondo, permettendogli di studiare e vivere una vita piena di tutto il necessario.
La Regina del Soul
Aretha Franklin, sia nella sua musica, sia nella sua vita privata, è stata un faro sicuro per le donne fin dagli anni ‘60.
Prima di diventare nota, la cantante pubblicò ben cinque album che, però, riscontrarono scarso successo e non vengono tutt’ora presi in considerazione. Nonostante questo, tutto cambiò dopo il suo 45 giri “Rock-a-bye Your Baby with a Dixie Melody”: grazie a questo album Aretha Franklin divenne la prima donna a scalare la classifica Rock and Roll Hall of Fame. Anche fuori dalla sua carriera la cantante divenne un esponente del femminismo grazie alle sue stesse scelte di vita: fu una delle poche donne che, negli anni ‘60 -tempi molto delicati sotto questo punto di vista- ebbe il coraggio di chiedere il divorzio da un marito violento e abusivo.
Amy Winehouse
L’ultima -ma assolutamente non per importanza- di cui è importante parlare è Amy Winehouse. La cantante londinese, conosciuta per il suo look dark e fantastica voce, rappresenta una grande parte del lavoro delle donne nella musica.
Scomparsa a soli 27 anni per colpa della sua dipendenza da alcool, poco prima di morire ci ha regalato alcuni dei suoi brani più belli, dedicati proprio al racconto della sua dipendenza e riabilitazione.
L’esempio perfetto di questi brani è “Rehab”, diventato -nonostante il suo significato molto pesante- un vero e proprio tormentone mondiale. Questo brano e alcuni dei seguenti come “Tears Dry on Their Own” e “Love Is a Losing Game” e, proprio quest’ultima, fu persino inclusa in un test di Cambridge.
Grazie a questi successi vinse ben 5 Grammy nel 2008 ed ebbe un enorme successo nelle radio mondiali.
Come ho già detto, il tema del femminismo o, più in generale, dell’importanza del rispetto delle donne non può rimanere tralasciato per il resto dell’anno. Per questo è importante dare credito agli insegnamenti che ci hanno lasciato queste tre figure, permettendoci di farlo nostro attraverso la loro musica.
Scritto da: Morgana Stefanutti