Fronteretro: rosa o tulipano, che differenza fa?
Soundtrack da ascoltare durante la lettura:” Churchyard” – Aurora
C’è sempre una lista di libri da leggere d’estate, di cui nessuno si preoccupa mai fino a quando, a settembre, non si fa la verifica su uno dei libri assegnati. – avete presente, no?-
Ecco, sono anni che ne ricevo una e ogni volta compare sempre lo stesso titolo tra i tanti: Il Nome della Rosa.
Labirinti
Quando iniziano a morire diversi confratelli, Gugliemo da Baskerville indaga per risolvere l’enigma che da qualche tempo sta decimando gli abitanti dell’abbazia: siamo sicuri che gli omicidi abbiano origine demoniaca? E se fosse qualcosa di più semplice a rendere possibili le uccisioni?
Questo libro è un insieme di intricati labirinti: sembra di non riuscire mai a trovare un’uscita, una soluzione, fino alla fine. Ma, paradossalmente, è la fine stessa ad aprire la strada al labirinto più enigmatico.
La rosa primigenia
Confesso: quando ho letto il libro, non sono arrivata alla fine. Ho solo scoperto l’assassino, il modo in cui uccide – ancora non mi sono ripresa – e poi ho iniziato a leggere un libro nuovo di zecca.
Però, c’era un dubbio che continuava ad assillarmi: ma cosa c’entra la rosa del titolo se qui si parla solo di cadaveri?
Grazie ad amici più precisi, che, invece, alla fine ci sono arrivati, ho capito il nesso.
Il romanzo si conclude con questa frase:
“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”
(Umberto Eco, Il Nome della Rosa)
Ora, avrei potuto prendere questa come un’ottima occasione per ripassare grammatica latina, ma chi me lo fa fare? Quindi, ci fidiamo di internet, che traduce in italiano come:
“La rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi”.
Adesso tutto chiaro… Ma manco per niente. Cosa vorrebbe dire?
Non è Shakespeare
La rosa di Eco sembra un po’ richiamare i dolcissimi versi di Giulietta dedicati a Romeo:
“Cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, con ogni altro nome, profumerebbe nello stesso dolce modo.”
(William Shakespeare, Romeo e Giulietta)
Il che avrebbe senso: i nomi non servono a niente, le cose sarebbero le stesse anche senza nome.
Eco, però, dichiara di voler intendere l’esatto opposto: le cose esistono grazie al nome e senza linguaggio, non sarebbero niente.
Non voglio andare troppo nello specifico – il prof di filosofia potrebbe aiutarvi a capire meglio- ma, in relazione alla trama, significa che dei fatti accaduti rimangono solamente parole vuote, non in grado di descrivere la tragedia. – figata eh?-
Caro Shakespeare, se la rosa si chiama così è perché non è un tulipano e un tulipano non è una rosa… Non potrebbe essere altrimenti. Senza quel nome il fiore, come lo intendiamo noi, non esisterebbe ma sarebbe qualcos’altro.
E se scambiassimo il nome ai fiori, rimarrebbero sempre gli stessi?
SCRITTO DA: ALICE, 4D