Fabrizio de Andrè, un poster da parete
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Nuvole Barocche” – Fabrizio De Andrè
Scrivere questo articolo è stato difficile.
Non solo perché Fabrizio De Andrè è uno degli artisti più controversi e influenti della storia del cantautorato italiano; ma perché banalmente, lo amo troppo.
Si, lo so, suona molto da fangirl fomentata e, no, non ho nessun suo poster autografato appeso alle mura di camera – anche perché è morto prima che nascessi, nel ‘99 -.
Mi si spezza il cuore quando mi rendo conto che la maggior parte dei miei amici lo conosce solo per La Guerra Di Piero – pezzo fantastico non c’è dubbio -.
Dunque, l’intento di quest’articolo, non è solo trovarmi un compagno con cui andare alle Cantate Anarchiche al Pincio, ma anche contribuire a far sopravvivere la poesia di questo autore, portandola oltre la generazione dei miei genitori.
Vediamo se riuscirò a farti cantare “La Ballata Di Michè” entro la fine della lettura.
Biografia di un Impiegato
La vita di “Bicio” – questo era il suo soprannome – è stata tortuosa e complicata.
Da piccolo, durante il periodo buio della guerra, si trasferì da Genova nei pressi di Revignano d’Asti, dove imparò ad apprezzare la vita contadina, la semplicità e la bellezza della campagna, manifestando i primi interessi per la musica.
La leggenda narra che la madre, un giorno, lo trovò in piedi sulla sedia, con la radio accesa, a dirigere un brano sinfonico. Si trattava di Valzer campestre, dal quale, qualche anno dopo, trasse spunto per la canzone Valzer per un amore.
Con lo studio ebbe qualche attrito: venne espulso e costretto a cambiare numerose scuole per via del suo temperamento… irrequieto.
Eppure, una laurea in giurisprudenza, riuscì a meritarsela.
Si fece strada nel mondo della musica, incidendo album e stringendo amicizie con alcuni dei più importanti musicisti e cantanti del periodo: Gino Paoli, Lucio Dalla, Francesco Guccini e Paolo Villaggio.
Una gang formidabile.
Nel 1977, lui e la seconda moglie Dori Ghezzi, vennero rapiti dall’anonima sarda, rimanendo in sequestro per quattro mesi –
L’11 Gennaio 1999 Fabrizio De André morì a Milano, stroncato da un male incurabile; lasciando dietro di sé un vuoto nel panorama musicale – e sulla mia parete -.
Tra Poesia …
Nella sua poesia c’è tutto.
La solitudine, in Iverno, la resistenza delle minoranze, come in Quello che non ho, una riflessione sulle discriminazioni legata all’omosessualità, nel pezzo Andrea, e il terrore della guerra, come in Girotondo.
La sua flessibilità – e tanta voglia di polemizzare, – lo rendono un cantautore estremamente versatile.
Si è addirittura meritato una sezione di alcune antologie di letteratura italiana: un vero poeta, che si inserisce in una tradizione letteraria ben precisa, facendo riferimento a libri e opere straniere.
Pensiamo, ad esempio, al pezzo La Città Vecchia, con chiaro collegamento alla poesia di Umberto Saba, dal quale prende in prestito la semplicità e il linguaggio quotidiano.
Tutto l’album Non al denaro non all’amore né al cielo, è tratto da L’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, che racconta della vita e della morte degli abitanti di Spoon River con toni “satanici” – termine usato da Fernanda Pivano, che ha curato la versione tradotta in italiano -.
… e Realtà
La su arte e la sua creatività vanno oltre ciò che pensiamo: le sue parole non sono campate per aria – della serie “parla come magni” –, ma sono il riflesso di una realtà che tutti conosciamo.
La canzone che, secondo me, dimostra precisamente questo suo lato umano, è Amore che vieni amore che vai, dove – oltre che gettarci addosso una bomba di pessimismo e desolazione –, ci mette di fronte a una situazione che tutti, chi più, chi meno, abbiamo sperimentato.
L’Amore.
Ma, non nel senso reale, né tanto meno fittizio: è il sentimento in generale, nella sua forma più pura e vasta.
Amore futuro, passato, simile e diverso, ma sempre accomunato da una costante: va e viene. Il tutto, per sottolineare la precarietà di un sentimento che troppo spesso idealizziamo, sradicando finalmente l’idea di Anima Gemella – ecco che metà dei film teen-romance nel ‘00 vanno a quel paese -.
Il viso, il corpo, le parole, i gesti e i comportamenti di quella persona sfumeranno nel vento e potrebbero tornare all’improvviso, dopo tempo.
“Io t’ho amato sempre, non t’ho amata mai…amore che vieni, amore che vai…”
– Fabrizio De Andrè
Un cantautore che racconta la storia di tutti e di nessuno; che ci porta in giro per il mondo, nei luoghi ormai dimenticati e corrosi dalla guerra; che ci fa viaggiare nel tempo e con i pensieri.
Credo che noi giovani abbiamo bisogno di ricevere da ciò che guardiamo emozioni indiscutibilmente … piene di vita.
Scritto da: Laura 5D