Buona!: un attimo di normalità
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Running With The Wolves”- AURORA
È incredibile pensare con quanta velocità il mondo cambi: se praticamente l’altro ieri l’omosessualità era considerata perseguibile dalla legge e poi, ieri, era una malattia psichica, oggi si lotta affinchè niente del genere si ripeta mai più. E tra un “non si può più dire niente” e l’altro, nella normalità che siamo soliti associare al “pride month” e ad ogni manifestazione legata alla comunità LGBTQ+, conviene sempre ricordare il coraggio di chi ha reso il cambiamento possibile, rischiando la propria vita. Perché Lili, la protagonista realmente esistita del film The Danish Girl, è morta per un solo istante di pace con sè stessa.
Un gioco da ragazze
La trama può essere considerata semplice –a prima vista, solo la storia di un “uomo confuso”-, ma ci sono vari fattori che la rendono interessante e veritiera. Tutto parte nella casa di due sposi, Einar e Gerda. Entrambi pittori, lui realizza sempre lo stesso paesaggio, lei si concentra sui suoi ritratti mentre cerca di allestire una mostra.
Proprio per finire uno di questi ritratti, Einar si ritrova ad indossare scarpe da ballerina e calze, diventando una modella per sua moglie. Dopo questo episodio, il suo travestimento si trasforma in un gioco: Einar diventa la “cugina” Lili, per una sera soltanto. Ma dallo scherzo di una sera nascono dubbi, incertezze, che portano il pittore a tramutarsi in Lili, a tutti gli effetti. Per quanto, nella coppia, nulla sarà più come prima, Gerda non abbandona mai nessuno dei due: né il marito, né l’ancora più amata cugina.
Vengo da molto vicino
Ed è a lei che vanno gli applausi commossi di chi guarda il film, per essere riuscita a tenere insieme i pezzi di un puzzle quasi irrecuperabile. Due persone in un solo corpo? Ma come è possibile?
Questa è la domanda che a molti viene spontanea. Ma Lili, sebbene sia sempre vissuta all’interno del corpo di Einar, in principio non era reale.
“Tu mi parli di Lili, da dove viene?
Da dentro di me”
-dialogo tra un medico ed Einar
È una speranza, una visione di serenità nascosta per anni agli occhi degli altri.
Celare sotto un paio di bretelle un cuore così diviso è stato, per lei, impossibile e a renderlo ancora più difficile c’era il tentativo di non far soffrire ulteriormente Gerda. Gli unici confessori che le rimanevano erano quindi una penna e un diario.
Caro Diario,
Nella seconda parte del film, Lili abbandona completamente la pittura e al posto del pennello, nella sua mano, compare una penna.
“Voglio essere una donna, non una pittrice”
-Lili Elbe
E qui inizia a parlare con il suo diario, per seguire il consiglio di uno dei medici che la visitò nel corso degli anni: questo suo unico, inanimato ma fondamentale amico, è ancora la voce di chi lotta per vivere un semplice istante di pace, privo di sensi di colpa o ansie.
Lili è stata la prima di tanti ad avere il coraggio di cambiare per vivere un attimo di normalità: il suo diario e la sua intera storia sono state di ispirazione per diverse generazioni, fino alla nostra. Non serve vivere il suo inferno per capirla: la necessità di trovare pace è ciò che ci unisce indistintamente.
Scritto da: Alice 5D e Morgana 3E