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Cart-oggi: 3 giorni di colpa

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “A Rush of Blood to the Head”- Coldplay

Giorni “si!”, giorni “lo faccio dopo…” e con qualche firma, potrebbero essere accettati anche i giorni “no”.

Secondo una proposta di legge del 27 aprile 2016, alle donne affette da dismenorrea dovrebbero essere concesse delle ferie retribuite della durata di massimo 3 giorni, una volta al mese; ferie che andrebbero sotto il nome mistico di congedo mestruale. 

Percepisco la confusione: per chi non sa cos’è la dismenorrea e chi si chiede “a cosa serve questo articolo se io neanche lavoro”, proviamo a parlare in modo più chiaro di una cosa sulla quale siamo destinati a rimanere indietro anni luce.

Piccolo chirurgo

Partiamo dal livello medico: con dismenorrea si intende…

“la comparsa di dolore in concomitanza delle mestruazioni […] si differenzia dalle normali sensazioni crampiformi in quanto necessita di cure e spesso si associa ad una limitazione delle normali attività e assenza da lavoro o scuola.”
Policlinico Gemelli

ragazza che combatte contro le meustrazioni

Chiarito che non si tratta di normali crampi da ciclo, bisogna anche distinguere due tipi di dismenorrea diversi: la primaria, le cui origini non sono ancora state chiarite e la secondaria, la quale è il risultato di malattie specifiche – tra cui l’endometriosi -.

Mentre la dismenorrea secondaria è più “accettata”, perché fornita di un qualche “senso”, se una ragazza affetta da dismenorrea primaria prova a lamentarsi, la risposta tipica è questa:

“Mezzo mondo soffre di dolori mestruali, mica sei l’unica. Non essere così esagerata.”

Però quanti di noi conoscono almeno una persona costretta a rimanere a casa per i dolori da ciclo?

Ohayo

In oriente, lo sapevano già: in Giappone è dal 1947 che il congedo mestruale è una realtà diffusa.

Il fattore culturale è sicuramente importante; in alcune zone del mondo, si crede che le donne debbano riposarsi per bene durante le mestruazioni, così da non compromettere una futura gravidanza

Che per quanto in questi casi la maternità sia vista come poco meno di un obbligo e non una scelta, almeno viene riconosciuto il valore invalidante delle mestruazioni: non è facile gestire impegni e responsabilità con migliaia di spilli conficcati nelle tempie, nei reni, nella pancia, nelle gambe.

Dal 2000, altri paesi orientali hanno preso spunto dalla politica giapponese e l’occidente ha cominciato a discutere di congedo mestruale; la Nike lo ha già inserito nel proprio codice di condotta, in Spagna è stato approvato un disegno di legge nel maggio scorso. 

E in Italia? La famosa proposta del 2016 non è mai stata presa in considerazione: vuoi perché è un problema a cuore di solo 4 deputate; vuoi perché ci sono degli oggettivi problemi nella gestione di una legge del genere nel nostro Paese; vuoi perché “le priorità sono altre”; quella carta non vedrà mai la sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale prima di decenni. 

In un mondo parallelo

Trovo bello che se ne parli, ma anche molto utopistico che si realizzi. 

Mi immagino nelle vesti di una datrice di lavoro: il mio compito, secondo le regole, è quello di trovare persone estremamente produttive, che mi facciano fare soldi. Semplice.

Ora: se io ho davanti una candidata giovane, molto probabilmente affetta da un qualche tipo di dismenorrea,– circa l’80% delle donne ne soffre, solo il 10%-15% ne soffre in forma grave- e un candidato che sa a malapena come si mette un assorbente, so che da una parte ho 3 giorni di ferie pagate al mese più un possibile congedo di maternità, dall’altra un possibile stakanovista. 

In quanto donna sensibile, non prendo in considerazione il fattore mestruale che affligge anche me, ma in quanto donna imprenditrice prendo spunto dalla grande saggia e dico: assumo il ragazzo. O una donna in menopausa, una “anta” che non sparisce per due anni né chiede il congedo mestruale una volta al mese.

É brutto da sentire, ma funziona così: è la produttività che viene prima di tutto, anche e soprattutto dell’umanità.

ragazza che va a lavorare anche con le mestruazioni

un ipotetico, ma molto lontano, ufficio paritario

Rogne di un altro livello

L’introduzione del congedo mestruale su scala nazionale comporterebbe la nascita di una nuova categoria di motivi per cui assumere le donne è una rogna, l’ennesima discriminazione sul luogo di lavoro; non c’è quota rosa che tenga.

E, siccome la dismenorrea porta dal 13% al 51% di assenteismo a scuola, una discussione sul congedo mestruale a lavoro verrebbe subito portata nell’ambito scolastico

Così, le ragazze avrebbero 3 giorni di assenza plurigiustificata da scuola. Adesso, non so i vostri compagni maschi, ma i miei farebbero come primo commento una cosa del tipo:

poi però non rompete con la parità.”  

Vorrei che la frase fosse frutto della mia fantasia, ma è stata realmente pronunciata da un uomo nei confronti di una donna affetta da endometriosi.

La soluzione

Se non conoscete la ragazza nel video, lei è Irene Facheris, – aka cmdrp – attivista e formatrice femminista intersezionale nonché parte del team della rivista Bossy

Se la conoscete, è perché qualcuno di famoso ha fatto reaction poco lusinghiere sul suo conto: non piace proprio a tutti.

 Ma quello che dice non è sbagliato: cari ragazzi, se questo fosse stato un vostro problema, se le mestruazioni vi avessero costretto a letto, non cerchereste di chiedere giorni di assenza da scuola? Vi sbrighereste anche a farlo.

Anche perché è possibile, in piccole realtà ci sono già riusciti. Nel gruppo veneto Ormesani, si può richiedere il congedo senza neanche presentare un certificato.

Qualcuno si è già chiesto se non si tratti di “pinkwashing”, una tecnica utilizzata dalle aziende che danno supporto alle donne solo e unicamente per acquisire clienti, ma allora come risolvere il problema?

Partire da 0

Non si può e non si deve smettere di parlarne: ne va della creazione di una società più umana e giusta, meno incentrata su “produzione” e “consumo”. 

Lo Stato potrebbe aiutare le aziende e dirottare i vari sprechi in incentivi, pagare parte delle ferie così che le dipendenti possano vivere il congedo in modo più sereno, senza doversi sentire in colpa.

Ma, forse, bisognerebbe partire da zero, capire perché, quando andiamo in bagno per cambiare l’assorbente, lo nascondiamo in tasca. 

Scritto da: Alice 5D