C’è ancora domani: un film sul coraggio di valere
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “M’innamoro davvero” – Fabio Concato
C’è un film che ha letteralmente riempito le sale, in questi giorni e cambiato la programmazione dei cinema, ma soprattutto fatto riflettere molti: C’è ancora domani. Paola Cortellesi è riuscita a fare davvero la differenza e a raccontare una storia capace di commuovere, di far pensare e di dare una speranza.
Delia: donna d’altri tempi
Roma, primo Dopoguerra. Delia è una madre lavoratrice che fatica per occuparsi di tutto, dai suoi piccoli incarichi professionali ai suoi figli, che ama profondamente. Tuttavia, come si può ben immaginare, la sua vita non è tutta rose e fiori: si tratta di un vero e proprio inferno. Suo marito la violenta continuamente, come un rituale, sia fisicamente che verbalmente. Delia è trattenuta solo dall’amore che prova per sua figlia Marcella, poiché vive nella speranza che lei possa trovare un uomo migliore, che la ami nel vero senso del termine. La storia si evolverà in una direzione, ma sarà il finale a dare senso a tutto e che rende questo film di un’originalità e di un’importanza unica.
Un cast insolito
Una delle cose che hanno realmente sbalordito tutti, è stato sicuramente il cast. Vedere attori relegati principalmente a ruoli comici – perché se da una parte abbiamo in mente “Un Gatto in Tangenziale” con l’attrice protagonista e regista, dall’altra amico armadillo di Zerocalcare con Valerio Mastrandrea – in un film del genere, ha fatto, inizialmente, abbastanza paura. Nessuno, in sala, si sarebbe aspettato un risultato simile, che addirittura facesse piangere in molti – non mi vergogno a dire che ho buttato un pacco di fazzoletti dopo averlo visto -. Tuttavia il successo è lampante tanto che C’è ancora domani ha superato Barbie in incassi: forse per la situazione che stiamo vivendo ultimamente o forse perché è stato girato nel famoso quartiere di Testaccio – motivo per cui anche mia nonna è andata a vederlo -.
Il Messaggio
Le lacrime sono uscite, qualche risata pure, ma il messaggio è arrivato ai ragazzi? Avendo parlato e discusso con i nostri parecchi amici e compagni, abbiamo capito che alla fine non è così semplice come sembra. Infatti non molti hanno compreso il significato di alcune scene o del finale stesso. Senza fare spoiler, il “The End” del film è aperto. Non si vede una conclusione al cento per cento di tutte le vicende, ma di una in particolare, che ha fatto sorgere dubbi in molte persone. “E ora che fa”, “ Si ma ora che gli dice a quello?” sono state le domande più frequenti da parte dei ragazzi. Ma, fortunatamente a noi del Kennedy è stato concesso di assistere ad una live, che consisteva in un dibattito tra attori protagonisti del film e ragazzi di alcuni licei di Roma.
Sicuramente, ci ha chiarito moltissimi dubbi. Rapporto tra madre e figlia, alcune scene e decisioni prese durante l’arco della pellicola: tutto a nostra disposizione. D’altro canto, dobbiamo dire che non è stata gestita proprio nel migliore dei modi… Utile, ma sicuramente da migliorare alcuni aspetti per mantenere attiva l’attenzione.
Insomma, il film ci ha lasciato letteralmente senza parole. Le lacrime che sono uscite hanno avuto una profonda ragion d’essere, dal momento che questa opera d’arte – non pensiamo di doverci vergognare a chiamarla così – è stata capace di parlare di un tema così vicino nel migliore dei modi. In un modo semplice, diretto, ha comunicato con efficacia e chiarezza che per compiere grandi passi, si parte dai piccoli gesti. Che, spesso, sono quelli che richiedono maggior coraggio.
Scritto da: Benedetta Bini, Riccardo Riccioli, Francesco Apruzzesi