Popcorn del Week End: Conviene guardare Saul
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Il primo episodio di Better Call Saul ha avuto un record di ascolti che, a sette anni dalla sua uscita, non è ancora stato battuto: più di 4 milioni di persone hanno seguito la prima puntata dello spin-off dedicato allo strampalato avvocato di Breaking Bad. “Vabbè è l’eredità di Breaking Bad, sono normali questi numeri”. Risponderete giustamente voi, signori della corte, ed è per questo che sono qui oggi: convincervi a sospendere, a tempo indeterminato, il chiusone su Shameless, per iniziare una delle serie migliori che la mente umana abbia mai partorito. Signor Giudice mi permetta di introdurre, come primo punto della mia arringa, la storia di James Morgan McGill.
L’uomo magico
“Avvocati… Siamo come un’assicurazione sulla vita: speri che non serva ma, per la miseria, non averla è un errore.” -Jimmy McGill
James McGill, per gli amici Jimmy, è un avvocato di quarta mano che sbarca il lunario con piccole cause, per mantenere il suo ben più noto fratello maggiore Charles, legale di successo ora costretto in casa per una “sospetta” allergia all’elettricità. “Un’altra serie sugli avvocati, ok cambio canale.” No, questa non è un’altra serie sugli avvocati, con un piccolo mistero per ogni episodio ed una trama spicciola che interessa tutta la stagione: Better Call Saul narra del rapporto di Jimmy con un mondo che lo addita come truffatore ed arrivista, finendo, inevitabilmente, per renderlo tale.
In passato noto come Slippin’ Jimmy ed in futuro come Saul Goodman, quella di Jimmy è una storia già scritta di cui, purtroppo, sappiamo il finale: braccato dai federali, sarà costretto a cambiare identità e vita. Ma torniamo alle cose semplici. La dote più evidente del protagonista è la sua ipnotica parlantina, capace di essere convincente e persuasiva anche quando tutto sembra essergli contro. Unitela ad un carattere testardo e determinato, e capirete come riesca a tirare fuori dei miracolosi piani B nonostante si ritrovi spesso con una pistola puntata alla tempia.
Ma cercare di fare sempre la cosa giusta non lo aiuterà a scavalcare i pregiudizi di chi, costantemente, gli ripete che è nella sua natura ingannare il prossimo.
Fare la cosa giusta
No, signori della corte, non ho ancora finito: oltre al protagonista, dentro la serie, vive uno stormo di personaggi secondari – buoni e meno buoni – che amerete per l’unicità di ognuno di loro. Mike Ehrmantraut, insieme al protagonista, è probabilmente il personaggio che riceve più screentime, e per chi ha visto Breaking Bad si ricorderà facilmente della sua enigmatica e vitrea figura.
Esatto, faceva il controllore del parcheggio del tribunale e, oltre ad essere un poliziotto in pensione e reduce del Vietnam, è dotato di un intelletto quasi fuori posto per avere l’età di mio nonno. Nonostante ciò non si fa scrupoli quando, per mantenere la famiglia del suo defunto figlio, inizia ad accettare lavori sporchi da parte di un potente narcotrafficante – e gestore di una catena di fast food -, perché per lui era la cosa giusta da fare.
Poi abbiamo, ovviamente, il citato fratello, Charles “Chuck” Lindbergh McGill Jr, membro dello studio legale Hamlin, Hamlin & McGill e modello che Jimmy ammira e insegue. Peccato che il loro rapporto non sia tutto rose e fiori: Chuck non riesce ad andare oltre il passato da venditore di aria fritta del fratello e proverà a mettere fine alla sua carriera di avvocato perché…
“Cerca di capirmi Jimmy, è la cosa giusta da fare, quando avrai trovato la tua strada io sarò qui a supportarti.” –Chuck McGill
Infine abbiamo Kim Wexler, compagna e collega del protagonista, alla ricerca dell’indipendenza dai grandi studi legali. Ma il mondo della Giurisprudenza è fatto di squali, e non sempre seguire la retta via è la cosa giusta da fare.
Questi, tra l’altro, sono solo alcuni dei tanti, perché il cast di Better Call Saul è così vasto e studiato nei minimi dettagli che, probabilmente, ci vorrebbe una settimana di autogestione per approfondirlo tutto.
Silenzio
L’ultimo punto del mio intervento riguarda il cavallo di battaglia di questa serie: il modo in cui interi pezzi di storia vengono trasmessi con delle sottilissime e geniali allegorie. – Pensavate che solo Dante potesse farlo? – Iniziamo dai colori: in Better Call Saul il regista Vince Gilligan ha adottato uno schema cromatico per dividere personaggi buoni e cattivi, o per esplicitare la natura delle loro azioni. Per farla ancora più breve: il blu è positivo mentre il rosso è negativo, e nonostante le decine di esempi che potrei farvi a favore di questa tesi, sappiate che già il secondo episodio, nella scena del deserto, vi chiarirà le idee.
Poi abbiamo, oltre agli attori, alcuni oggetti, come questo cestino dell’immondizia.
Amici della giuria, nulla in questa serie è casuale, ed ora tocca a questa pattumiera, a cui Jimmy rivolge un’occhiata familiare, suggerirci che non è la prima volta…
…che viene utilizzata come oggetto su cui il protagonista sfoga la sua rabbia, pieno di odio verso un mondo che non lo considera. Lo sguardo ed il POV dicono tutto: scavando sempre di più nelle stagioni vi troverete davanti a delle scene – come gelati assaltati da delle formiche – di cui si può capire il senso solamente andando oltre, pensando a cosa rappresentino questi oggetti in relazione al protagonista.
Esterno
Infine, molto della psicologia dei personaggi, dei loro rapporti e dei motivi che li spingono ad agire facendo la cosa giusta è nei non detti, ovvero quei momenti di silenzio che, fatta eccezione per l’attimo prima di un bacio appassionato, in una serie tv sembrano spesso innaturali e ci fanno andare avanti di dieci secondi. Fortunatamente per voi, in Better Call Saul, le scene di questo tipo hanno una straordinaria capacità magnetica, che vi farà rimanere incollati allo schermo tramite l’uso dei grandangoli.
Facendovi sentire “fuori” dalla scena, inquadrature di questo tipo permettono di lasciare ai personaggi la loro intimità, dovuta magari alla tensione sentimentale o alla segretezza della situazione. – Vero, Mike e Nacho? –
Conviene salutare Saul
Better Call Saul non è una serie come le altre e, questo, signori, l’avrete capito.
Riuscire ad empatizzare così tanto con la storia di Jimmy, e contemporaneamente con tutti gli altri personaggi, è sintomo di amore per l’opera che si sta narrando e qui, come potrete notare, ce n’è tanto. Siamo giunti alla fine della mia disamina: mi scuso con i fan più accaniti se in alcune parti sono risultato violentemente coinciso ma, probabilmente, questo allargherà di molto la cerchia di adepti. It’s all good, man.