Officina dell’arte: quadri dall’Inferno
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Requiem” – Mozart
Quale colonna sonora migliore di questa per inaugurare l’articolo di oggi, all’insegna dell’horror e dell’inquietudine?
Dimenticate gli angioletti neri e delle zucche intagliate, perché questo è un vero e proprio viaggio nei meandri delle menti buie di artisti che, con il loro pennello, hanno aperto , qui sulla Terra, un varco per l’Inferno.
“La Medusa” – Pieter Paul Rubens
Pieter Paul Rubens dipinse “La testa di Medusa” nel 1618 circa e, oggi, si trova a Vienna, custodito presso il Kunsthistorisches Museum.
Il mito che si nasconde alle spalle del quadro lo conosciamo ormai tutti, da “Le Metamorfosi” di Ovidio. Perseo è il colpevole della decapitazione di Medusa, una donna mostruosa che, con il solo sguardo, era in grado di pietrificare chi le si avvicinava. Il tratto che rende immediato il riconoscimento del personaggio è la sua iconica chioma, composta da serpenti aggrovigliati che , ovviamente, Rubens non poteva certo trascurare. Il volto è pallido, in contrasto con lo sfondo scuro e freddo, e gli occhi di Medusa sono spalancati e iniettati di rosso. I capelli si aggrovigliano ai serpenti, creando un intreccio terrificante – temo che qui non basti un semplice pettine -. Dalle gocce di sangue, che cadono al suolo, si originano altri piccoli rettili che si muovono lungo il pavimento. Guardando il quadro di primo acchito, salta subito all’occhio il rosso vivo che sgorga dal taglio del collo e che si riversa su buona metà del quadro, rendendolo così, un dipinto da brividi.
Le opere senza titolo – Zdzisław Beksiński
La carriera artistica di Zdzisław Beksiński, ha il via nel 1985.
Opere senza titolo, dalle ampie dimensioni e soggetti deturpati e misteriosi. La sua arte è surrealista e dispotica: narrano di un futuro in cui le problematiche umane salgono in superficie, trascinate al loro limite; rappresentando così, non solo degli specchi in cui riflettersi e identificarsi, ma anche ombre oscure che suscitano ansia e terrore. I dipinti venivano riconosciuti tramite codici o descrizioni anonime e vengono considerate “innovative”, non solo per i loro protagonisti inquietanti, bendati, desolati e corrosi, ma anche per l’utilizzo di materiali alternativi come metallo e plastica. In seguito ad un incidente in auto, l’artista cade in un coma profondo durato 3 mesi, al termine del quale, al suo risveglio, sostiene di aver visto l’Inferno e di avere la necessità di rappresentarlo per non impazzire. Ecco che grazie ad una tela, si lacera un portale per l’oltretomba.
Anguished Man – autore sconosciuto
Sean Robinson, il proprietario di quest’opera, ha affermato di averla trovata avvolta nelle ragnatela della soffitta a casa dei suoi nonni. Da bambino gli era stato vietato avvicinarsi, perché i genitori sostenevano fosse posseduta da una forza maligna. Riguardo l’autore del quadro, sappiamo solo fosse amico del nonno e che, dopo averlo donato, si tolse la vita. Da lì in poi, la nonna di Sean ha dichiarato di aver iniziato ad udire voci malefiche, suoni e strani fenomeni in casa. Le cose peggiorarono quando il figlio di Sean si ruppe il femore e la moglie iniziò ad avvertire delle mani che le accarezzavano i capelli. La casa era animata da delle presenze dall’Inferno.
Poco dopo “Anguished Man” venne tolta dalla parte del salotto e lasciata nella polvere della soffitta. Sono molti i video che documentano gli insoliti fenomeni che veleggiano attorno all’opera, scaturendo così molte domande da parte del pubblico che si domanda tutt’oggi, se si tratti di un semplice creepypasta o di arte demoniaca.
L’assassino minacciato – René Magritte
Lo ricorderete per “Il figlio dell’uomo” o per “Gli amanti”, e di certo ignoravate il lato oscuro di questo autore. Magritte, lo dipinse nel 1926, portando l’osservatore al centro di un delitto.
Una donna sanguinante giace su di un divanetto, mentre il suo omicida – Fantômas, un criminale protagonista di molti romanzi francesi, dotato di una mente diabolica e una grande astuzia – ascolta indifferente la musica dal grammofono, forse le urla della vittima. Eppure non sono soli: tre uomini osservano dalla finestra la scena, mentre altri due identici, ai lati della porta, preparano un agguato tenendo in mano armi insolite. Siamo smarriti mentre osserviamo il momento prima della tempesta e l’immobilità del delitto appena avvenuto.
L’arte si fa misura dell’oscurità della mente umana e attraverso un pennello si può dare voce a quello che, solo le parole, non possono esprimere.
Scritto da: Laura 5D