Officina dell’arte: Sorcio da soldi
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Lane Boy” – Twenty One Pilots
Topolino è un fumetto per bimbi, inutile negarlo.
Fatta qualche microscopica eccezione, non tira molto tra ragazzi della nostra età, ed aggiungerei anche giustamente.
Ma, udite udite, sto sorcio con i pantaloncini rossi è il personaggio più redditizio della storia, con i suoi 6 miliardi di sbleuris – euri – di ricavo annuale, e tra poche ore sarà il suo novantaquattresimo compleanno. – Anche se non dimostra segni di cedimento, il topaccio. –
Come ha fatto questa piccola macchietta in bianco e nero, a diventare una specie di santo, opera d’arte… e macchina da soldi?
Eh, se me date n’attimo ve lo spiego.
Salviamo la baracca
“Spero che non ci dimenticheremo mai una cosa: tutto è cominciato con un topo.”
-Walt Disney
Walt Disney nel 1927 non stava messo proprio bene: era quasi al verde ed aveva perso i diritti sul suo personaggio di punta, un clone sgradevole di topolino di cui nessuno ricorda il nome.
Un po’ di tempo dopo però venne fulminato da qualche dio misterico e creò, insieme al suo fidato disegnatore, sceneggiatore, animatore e probabilmente anche piastrellista, tre inediti corti con protagonista il mitico topo.
Dal 18 novembre 1928 la storia del Mondo cambia.
“Steamboat Willie”, primo dei già citati tre corti, presenta questo piccolo topastro fischiettante, insieme a Minni e Gambadilegno. – Ma di loro ci interessa poco, la star è sto ratto che vale più di quelli di Banksy. –
E con un colpo solo Walt Disney e Ub Iwerks – il tuttofare di cui sopra – riuscirono a pagare il mutuo e tutti vissero felici e contenti.
Ma come è diventato un fumetto? E perché l’Italia ha una sua redazione a parte, che da anni pubblica indipendentemente storie originali?
Con calma, non serve alzare la voce.
Tutto su carta
“Ensomma ‘a fame de sordi era così tanta che Walt Disney ha detto “Ma a me chemmefrega, se me gira, io Topolino lo schiaffo sur giornale e pure sui preservativi.”
-Io, ovviamente Alessandro Vitrano.
A parte gli scherzi, potrebbe essere andata veramente così.
Nel 1930 piccole strisce a fumetti fanno capolino sui giornali ammericani, e pochi anni dopo vengono raggruppate nel primo comic book chiamato Walt Disney’s Comics and Stories nel resto del Mondo, mentre qui, in Italia, Topolino Giornale. – La localizzazione italiana non si smentisce mai. –
Topolino, tra gli anni ‘30 e ‘40, stava spopolando.
Ma, in questi anni, in Italia, cos’altro spopolava?
Permettetemi una piccola parentesi per comunicarvi che, in quel periodo, dato che il sorcio era originario del paese a stelle strisce, non era visto di buon occhio…
Allora ai piani alti la scena fu questa, più o meno:
“Codesto albo è così carico di tematica proveniente dallo nuovo continente, che verrà prontamente sostituito da un personaggio di mia personalissima inventiva: Tuffolino, il piccolo giuovine spettabile, intraprendente, ed ubbidiente.”
-Lui, probabilmente
E questa, signori miei, è storia.
I have a dream
“Il successo di Topolino spinge il direttore a creare un nucleo di disegnatori e sceneggiatori, i futuri Disney italiani.”
-Luca Boschi, uno dei tanti che ha contribuito al sogno
Alla fine della guerra, in Italia si cambia mentalità: il fumetto possiamo scriverlo anche da soli.
Traduzione: tramite un processo burocratico, che voglio immaginiate comunque come epico e fantasmagorico, Topolino nel belpaese diventa indipendente.
Artisti su artisti compongono la nascente redazione, per creare un libretto in formato 18×12,5 e contenente circa sette storie che vedevano in scena tutto l’harem del sorcio.
Il più famoso disegnatore di questi anni è Romano Scarpa, che in gioventù era così bravo a falsificare i bozzetti degli autori originali, che ne ha fatto un lavoro, diventando l’artista di punta.
Gli anni passano, e siamo nel 2022.
Il suo nome, la sua faccia e le sue storie sono ancora lì, indipendentemente da guerre, cataclismi o disastri ambientali.
Topolino non è un highlander, né un supereroe, è solo il disegno di un topo che ha intrattenuto e divertito generazioni infinite di gente.
E non importa dove siete nati, che lingua parlate o quale sia il vostro gusto di gelato preferito, di una cosa sarete sempre certi: lo conoscete.
Un articolo sul nostro blog, in suo onore, mi sembra il minimo.
Auguri, vecchio.
Scritto da: Alessandro 5A