Tiktoktac: l’altra metà del piacere
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Violet Hill” – Coldplay
Nella vita, niente è completamente bianco o nero, ma per quanto la teoria sia bellissima, in realtà, percepiamo tutto o come terribile o come meraviglioso e basta poco per trasformare la vita in un tunnel buio e senza uscita, anche solo per il tempo di un piccolo breakdown.
É in questi momenti che la scuola ci viene incontro con una luce divina ed assegna le prime verifiche su Leopardi, il poeta della depressione –io è dalle medie che lo conosco così-.
I professori rassicurano, o meglio, minacciano: “non dite che è un poeta depresso, sennò vi metto 4”.
E a questo punto, dati i pareri contrastanti dei ragazzi di quinto, tra un “genio” e un “meglio 4 ore di film polacco non doppiato”, chiedo direttamente alla diretta interessata.
O Teresa, O Speranza
Silvia è la protagonista di un intero canto.
Si dice questo personaggio possa prendere ispirazione da Teresa Fattorini, figlia del cocchiere del “paterno ostello”. Ragazza realmente esistita o meno a parte, Silvia è una stella malata che si spegne velocemente, simbolo di qualcosa che va e lascia a chi resta tanta, tantissima malinconia.
“Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d’amore.”
-“A Silvia”, Giacomo Leopardi
Leopardi la chiama, parla come se lei potesse realmente rispondere; ma non può farlo.
E se potesse?
Eterno sospiro mio
Silvia sta ancora ricamando quando sente il canto che porta il suo nome.
Ricorda tutto.
Ricorda il mare giù in lontananza, la sua voce che risuona per tutta casa mentre canta e ricama, i giorni della malattia e la consapevolezza di starsi spegnendo. Spera che non sia vero. Vede le sue amiche divertirsi, innamorarsi, tutto insieme, ma senza di lei.
Sospira, a fondo, come per provare a spiegarsi per quale motivo è triste ma non le viene da piangere. Chiunque piangerebbe.
“Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell’età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell’umane genti?”
-“A Silvia”, Giacomo Leopardi
Red passion
Silvia non piange perché le basta ricordare di quando era viva, di quando aspettava con ansia il “dì di festa”. Era aperta a mille giornate diverse, spesso meglio della festa in se.
In fondo, chi è che diceva “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”?
https://www.youtube.com/watch?v=jWZvKX3RvUU
No, non era questa pubblicità; era Leopardi.
Niente è totalmente bianco o nero.
Scritto da: Alice 5D