Il voto è stato giusto?
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Resistenza” – Fulminacci
È un argomento dolente, la meritocrazia a scuola – o, se per questo, in generale -, a prescindere da quale sia la materia di cui stiamo parlando.
Purtroppo, la valutazione del merito è difficile e rischia di far sembrare che si siano fatte delle ingiustizie. Ma facciamo un passo indietro.
La meritocrazia
Cosa significa meritocrazia?
La meritocrazia è un sistema di valutazione basato sul riconoscimento del merito degli individui.
Ed è proprio qui uno dei problemi: qual è esattamente il merito?
Il merito dello studente è studiare e impegnarsi, ma, purtroppo, non tutti hanno le stesse possibilità.
Mi spiego meglio: uno studente, ad esempio, viene da una famiglia che dà importanza allo studio e lo incoraggia e che gli dà l’opportunità di prendere ripetizioni, se necessario.
Parallelamente, potremmo avere un altro ragazzo a cui non è stato insegnato a dare valore all’impegno scolastico e che, quindi, non lo ritiene ugualmente importante.
Non si tratta neanche di una questione economica, ma semplicemente dei valori di una famiglia.
Il merito, però, dipende anche dalle caratteristiche di ogni individuo.
Uno studente sarà più portato per la matematica di un altro e, a parità di impegno, gli verrà data una valutazione più alta. Oppure, un ragazzo è più portato per lo studio, in generale, rispetto a un altro e la situazione si ripete.
Lo stesso discorso si può applicare alle materie in cui lo studio vero e proprio è quasi assente, mentre l’impegno è ugualmente necessario: parliamo dell’educazione fisica.
Voti e mini Cooper
Allora mi sono chiesta: il Kennedy come si pone rispetto a questi problemi?
Per trovare una risposta ho fatto qualche domanda al professor Alleva, docente di educazione fisica nella nostra scuola, che mi ha aiutato a capire come funziona il sistema di valutazioni nella sua materia.
Prendiamo un esempio noto a tutti i kennediani: il mini Cooper. Prende spunto dal test di Cooper, con l’unica differenza dei minuti.
A scuola, è un test di resistenza e lo studente deve correre per 6 minuti, nell’originale 12, cercando di percorrere più strada possibile.
Come fare a dare il merito giusto a chi è più o meno portato per la corsa di resistenza? O, banalmente, a chi è più o meno in forma?
Il trucco, deciso di comune accordo in una riunione di dipartimento, è non valutare lo studente solo per la prestazione fisica in sé, ma anche per l’impegno.
“Il voto non è mai la tabella presa così, matematicamente parlando.”
-Massimo Alleva
Viene dato molto peso alla frequenza, all’adeguato abbigliamento, alla partecipazione e all’impegno nelle lezioni di preparazione, alla costanza e ai progressi.
Il professore prende in considerazione due esempi: una ragazza per niente resistente, ma che viene sempre a lezione e si impegna tanto, e un ragazzo resistente, che, però, si giustifica sempre, non si impegna nell’allenamento e, quando arriva il momento della valutazione, ottiene un ottimo risultato.
“Paradossalmente potrebbe prendere meno della ragazza che ho appena descritto.”
-Massimo Alleva
Voti giusti
Ed è così che va fatto, almeno nella ginnastica, per annullare ogni tipo di disuguaglianza e permettere a tutti di raggiungere lo stesso risultato, in questo caso lo stesso merito.
Purtroppo, la strada da fare è ancora tanta, sia riguardo le altre materie, che per la scuola in generale.
Questo, però, ci dà un messaggio di speranza, cioè che forse qualcosa si può fare affinché la cosa cambi anche negli altri ambiti, al fine di dare delle valutazioni sempre più giuste.
Scritto da: Margherita, 5D