Iran: silenzio sotto il burqa
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “There Is A Light That Never Goes Out” – The Smiths
“Donna, vita, libertà”
Questo è l’inno di protesta che si sta divulgando in tutto il mondo. Scaturito dall’uccisione di Mahsa Amini, una giovane ragazza arrestata a Teheran il 13 Settembre dalla polizia “morale” iraniana e dichiarata morta dopo essere stata picchiata duramente alla stazione.
Per quale ragione?
Quest’atto di violenza ingiustificata, che è purtroppo la vita quotidiana delle donne iraniane, è stata la scintilla che ha portato allo scoppio di una massiccia protesta globale.
Partendo dall’Iran, passando per Parigi e Roma, fino ad arrivare alla grande mela, New York, e poi Zurigo. Ecco tracciato il percorso lungo cui si sta muovendo questa nuova ondata, a cui il regime iraniano risponde con sanguinose repressioni.
Secondo Amnesty International sono già 52, le persone uccise, durante le manifestazioni dalle forze di sicurezza iraniane dal 19 al 25 settembre. Questa informazione emerge grazie a dei documenti emessi dai capi delle forze armate, dove si incitano i comandi provinciali ad “affrontare severamente” i gruppi di manifestanti.
“Affrontare senza pietà, anche arrivando alla morte, qualsiasi disordine provocato da rivoltosi e antirivoluzionari”
– Comandante delle forze armate di Mazandaran
Migliaia di iraniani sono stati interrogati, torturati e incarcerati per aver manifestato pacificamente contro un Governo guidato da un leader religioso – nominato a sua volta da un’assemblea religiosa – che da decenni applica politiche violente.
Un velo
Dalla rivoluzione del 1979, il popolo iraniano ha vissuto anni bui, oppresso dal regime totalitario che ha introdotto la Sharia nel codice penale e negato ogni libertà.
Il Governo controlla ossessivamente le vite degli iraniani, ma soprattutto quelle delle giovani donne: le prime a subire gli abusi da parte delle armate, ma anche le protagoniste di questa nuova protesta.
“Le vere leader femministe del XXI secolo, sono le donne che in Afghanistan e in Iran si fanno avanti, a caro prezzo, per resistere ai talebani e alla Repubblica islamica che rischiano la vita affrontando armi e proiettili.”
– Masih Alinejad
Nel 2014 è nato il movimento My Stealthy Freedom su iniziativa dell’attivista e giornalista Masih Alinejad, grazie al quale le donne hanno potuto mostrarsi al mondo senza velo, diffondendo la loro voce.
Questo movimento si è poi trasformato in #MyCameraIsMyWeapon che incitava le iraniane a filmare i loro aggressori mentre commentavano i loro abiti.
Fai rumore
Alcune settimane fa le autorità iraniane hanno tagliato l’accesso ad internet, mettendo il Paese in una teca di vetro e limitando la diffusione di informazioni riguardo le proteste.
Una lotta che soffoca nel silenzio le proprie vittime e che cerca di cancellarne le tracce.
Seppur entrare in contatto con questa realtà sia difficile, il mondo intero sta dimostrando il suo supporto. Di questi giorni, sono tante le manifestazioni organizzate e gli eventi di sostegno.
È importante parlarne e informare perché, ora più che mai, il popolo iraniano ha bisogno di qualcuno che tenda loro una mano.
Diamo voce a coloro che l’hanno persa sotto un velo.
Scritto da: Laura 5D