BATTERIA 0%
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Opal” – Bicep
Non abbiamo più energia.
Questa è una verità alla quale dovremo, inevitabilmente, far fronte e il cui vertice coincide con le attività intensive dell’uomo che, specialmente in ambito industriale, hanno comportato l’aumento di gas serra a lunga durata nell’atmosfera.
Inondazioni; tempeste; perdita di biodiversità; siccità e innalzamento del livello del mare.
La Terra sta cedendo sotto i nostri occhi, eppure rimaniamo inglobati nella nostra frenesia consumistica, camminando lungo una linea retta con i paraocchi e incapaci di accettare la realtà. Siamo noi la causa e se ci fermassimo, la Natura si riapproprierebbe dei suoi spazi.
Continuando di questo passo, però, finiremo con lo sbattere la testa contro il muro del non-ritorno e, poiché il pericolo del climate change si fa sempre più concreto, le persone ne stanno prendendo coscienza.
Per questa ragione l’allarme green si è diffuso a macchia d’olio, coinvolgendo l’intero globo e svegliando un terrore comune: la perdita del nostro unico pianeta.
Un passo indietro
Nel 14 Ottobre 2020, la Commissione Europea ha pubblicato la proposta di un’ottavo programma d’azione per l’ambiente (PAA) che ribadisce e sostiene la visione per il 2050. Il Green Deal europeo abbraccia sei obiettivi prioritari che potremmo convogliare in un unico punto: raggiungere le emissioni 0.
Come possono, dunque, 27 Stati, mobilitarsi tutti insieme appassionatamente per un obiettivo così impegnativo?
Di sicuro non è una passeggiata, ma un buon inizio potrebbe essere rinnovare i sistemi energetici.
Ma cosa c’entra? Riavvolgiamo il nastro per parlare di energia rinnovabile.
Poveri e poveretti
Negli ultimi mesi il peso delle bollette si è fatto sentire, facendo preoccupare molti italiani che, in risposta alla “povertà energetica”, non possono permettersi di illuminare e riscaldare la propria casa. Ma anche le aziende ne soffrono, trovandosi obbligate a riorganizzare i turni lavorativi in funzione degli orari in cui il costo energetico è minore.
In Italia, il prezzo netto dell’elettricità per l’industria è il secondo più alto d’Europa: tra i 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile.
Perchè?
La ragione dietro questo problema, che man mano, si fa sempre più sentire, è di natura economica e geopolitica.
In cima alla piramide troviamo la ripresa irruenta delle attività in seguito al lockdown, ma anche la riduzione da parte della Russia – colonna portante del commercio di combustibili fossili all’interno del perimetro europeo – del 25% delle proprie forniture.
Una crisi energetica, per definizione, è all’aumento della richiesta di un prodotto da parte dei compratori, seppur questo vada via via diminuendo. E proprio come vale per le figurine da collezione, più sono difficili da trovare e più sono rare, dunque costose.
Non così male
“Delle diverse fonti energetiche la dipendenza dalle importazioni per i combustibili solidi e petrolio appare particolarmente elevata, la media nel periodo 1990-2018 è rispettivamente 99,4% e 95,8%.”
–OpenPolis
L’autonomia energetica di un paese, non scandisce solo la sua partecipazione al PAA per il 2030 – o più in generale il suo contributo a sostegno della salvaguardia del pianeta.-, ma anche la sua indipendenza sul piano economico, che sicuramente giova al PIL, in quanto non deve versare soldi per importare gas fossili.
In seguito allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina – che come abbiamo visto ha comportato non pochi problemi sul versante economico -, siano scoppiate prematuramente le confratulazioni all’UE per la sua rapida e compatta reazione.
Peccato che , in breve tempo, i primi problemi sono sorti, portando a galla le varie fragilità interne. Tra i vari Paesi, quelli che si sono ritrovati più in difficoltà sono la Francia – che puntando al nucleare, si è ritrovata con una flotta di centrali da aggiornare ed altre da chiudere.- e la Germania – che ha chiuso tre reattori nucleari per problemi tecnici.-
Ed è proprio per questa ragione che molti paesi hanno maturato in fretta la conversione all’energia rinnovabile, ossia all’energia proveniente da fonti in grado di rigenerarsi a fine ciclo e non inquinanti. Un altro punto a favore? Sono certamente più economiche.
E noi?
L’Italia non si auto-esclude da questa dinamica, avendo dimostrato per l’agenda 2020, un buon rispetto per gli obiettivi.
Dai documenti forniti dal GSE, “Fonti rinnovabili in Italia e in Europa” e “Rapporto Energia da fonti rinnovabili in Italia”, emerge come il Bel Paese, non solo si fosse garantito un posto d’onore nella classifica del 2020 in contesto energetico per i paesi dell’UE – terza solo a Germania e Francia – ma anche come poi si sia fatta valere negli anni successivi.
Infatti, prendendo in analisi i dati del rapporto, abbiamo generato circa 117 TWh di energia rinnovabile, proveniente principalmente da fonti idrauliche e solari, pari al 41% della produzione lorda del Paese.
Un fattore interessante che ha segnato la flessibilità dell’Italia nel plasmarsi a seconda dell’esigenza energetica, è proprio questa sua varietá climatica, ambientale e meteorologica. Infatti, troveremo l’idroelettrico nella zona delle alpi, dove il terreno è pendente e irregolare. Il fotovoltaico al sud, dato che ha insolazione maggiore, l’energia eolica nelle grandi isole – Sicilia e Sardegna – e la Toscana per l’energia geotermica.
Eppure basterá tutto questo?
scritto da: Laura Cervelli 5D