Officina dell’arte: Oltre il cane fifone
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Spooky, Scary, Skeletons” – Andrew Gold
Basterebbe il titolo dell’articolo, un’immagine e la frase “stupido cane, mi fai sembrare un mostro”, per vedere le vostre facce ricolme di nostalgia. –O paura…–
Non servirebbe neanche citare il nome di questa pietra miliare dei cartoni animati, perché lo conosciamo tutti, nessuno escluso.
Leone il cane fifone è stato una specie di rito di passaggio, un primo approccio all’horror in stile terapia d’urto che ci ha, indistintamente, lasciato qualcosa: da un semplice ricordo a lunghe nottate insonni.
Anche se questo cartone, come tutte le cose belle, è giunto al suo capolinea un bel po’ di anni fa, Halloween – si, facciamo finta che lo sia ancora – è un’ottima scusa per ricordarlo e, soprattutto, approfondirlo. –Il deep web inizia ora.–
Mappazzone
La trama è… dai, se sa: Leone è un cane rosa che vive ad Altrove con la padroncina adottiva Marilù –il Collegio ha rovinato questo nome– e suo marito Giustino.
“Ma cose strane succedono ad Altrove, e tocca a Leone proteggere la sua nuova famiglia.”
-Presentatore televisivo durante la sigla
Uno dei motivi che ha reso speciale questa serie è, sicuramente, lo stile delle animazioni: in primo luogo con l’uso dello slapstick, ovvero l’esagerazione delle gag fisiche, che risultano in ferite atroci e deformazioni fuori di testa. –Come in Willy il Coyote o Fantozzi.–
Poi l’unione, al classico 2D, di stop-motion e claymation, fino ad arrivare al terribile faccione bianco. –Nel caso non vi ricordiate del faccione bianco, ci penso io.–
Inoltre, grande rivelazione: tutta la serie si ispira a Salvador Dalì ed al surrealismo, come gli orologi sciolti per terra e tutti quei quadri usciti dalla mente di un tossicodip… –un’artista del surrealismo, ovviamente.–
Ed arriviamo quindi al fulcro centrale della discussione: cosa, o meglio, chi ci faceva paura?
Adagio adagio mi sentii malvagio
I cattivi, ovviamente.
Gatti, lo strano coso blu, Mad Dog, il regista zombie e, so che lo state aspettando, Fred lo Strambo. –doppiato, tra l’altro, da Pino Insegno.–
Personalmente però, se dovessi scegliere il mio piccolo trauma, non avrei alcun dubbio, sarebbe sicuramente lui:
Ramses è l’esempio perfetto dello stile originale di Leone il cane fifone: un personaggio animato in CGI nel mondo 2D, con movimenti semplici e inquietanti, dalla voce tremolante che ha giustificato una settimana nel letto dei miei genitori.
Ed anche qui, però, c’è molto di più.
Ogni personaggio ha una sua identità, un suo tratto distintivo che ci permette di collegarlo subito alla sua storia: Fred ha il ritornello, Gatti parla sempre con un sottofondo rap e Mad Dog, udite udite, è l’allegoria di un marito tossico nei confronti della sua compagna, espresso sotto forma di alternanza tra aggressività e gentilezza.
E questi, tra l’altro, sono solo tre esempi presi da più di 50 episodi diversi, ma tutti in grado di toccare temi che vanno oltre il semplice intrattenimento per bambini.
Probabilmente potrei continuare a parlarne per ore, ma, a causa della nostalgia, starete già cercando la serie completa nei meandri dell’internet.
Scritto da: Alessandro 5A