Tiktoktac: piccoli brividi sotto casa
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Voodoo in my blood” – Massive Attack
La realtà che ci circonda non è la stessa per tutti: è la somma delle singole esperienze e visioni personali, la vita in generale è una pura questione di punti di vista.
Alcuni sono più affini a noi, altri sembrano semplicemente mostruosi.
Più di un brivido
Piccoli Brividi è la raccolta di libri horror e thriller più venduta al mondo e se i titoli delle singole storie in italiano non suscitano nessun tipo di paura, quelli in inglese sono da far accapponare la pelle.
Non è mica un caso che Piccoli Brividi, in originale, si chiami Goosebumps.
Oggi, l’attenzione di questa redattrice ricade su un racconto che merita più di qualche semplice brivido: “C’è Qualcuno Nel Buio”.
Titolo brutto, scontato, si capisce che non è l’originale: con “I Live In Your Basement” iniziamo a ragionare.
Vivo nel tuo scantinato
Un giorno, arriva una chiamata al telefono fisso di casa da una persona alquanto inquietante che invece di pronunciare “7 giorni” dice: “vivo nel tuo seminterrato”.
L’obiezione è corretta: se non ho un seminterrato? Usa la cantina, lo sgabuzzino dentro casa, fai finta di vivere in America; basta che immagini la scena.
E questa persona non solo si aspetta che non bruci casa con lei dentro, ma vuole anche che tu la accudisca.
Marco, protagonista della storia, lo fa per molto tempo, cercando di convincere la madre dell’esistenza di un intruso in casa loro; ma lei non vede niente.
Marco, figliolo, non sarà mica la botta che hai preso durante la partita di baseball, a cui ti avevo detto di non andare per nessuna ragione al mondo, perché sono una mamma chioccia apprensiva che non ti fa fare niente?
Può darsi, mamma. Ma Kieth, il ragazzo che dice di vivere con noi, gira per casa, appare in camera mia: sono giorni che questa storia va avanti.
Calzino
La meraviglia di Piccoli Brividi sta tutta nei finali. Inaspettati, disturbanti, soprattutto se ci si ferma un attimo a pensare all’età dei protagonisti: alcuni sono addirittura pre-adolescenti.
Non so, a 12 anni io sarei semplicemente scoppiata a piangere davanti ad una telefonata del genere. Avrei buttato il telefono per terra e ci sarei saltata sopra urlando di terrore. E no, non sto esagerando.
Ma Marco è tranquillo, razionale, cerca di far capire la situazione alle persone che lo circondano, fino a quando non porta la sua migliore amica nel seminterrato e lei fa una cosa strana: si rigira come un calzino, porta gli organi interni fuori e diventa un blob di vene e sangue.
We are all mad here
E Marco si risveglia nel suo letto d’ospedale. Era tutto un sogno.
Adesso: io non sono una fan dell’horror. Tutti i film che ho visto o i libri che ho letto di questo genere non sono mai riusciti a farmi particolarmente paura.
Ma qui si ridiscute l’esperienza in generale. Se c’è una cosa che accomuna tutti è l’aver provato, almeno una volta nella vita, la sensazione di aver vissuto nella vita reale quello che era soltanto un sogno. Chi mi dice che non sto vivendo in un sogno, anche adesso?
E in secondo luogo: la vita è una questione di punti di vista. Io ti ho mostrato solo quello di Marco.
Non sai ancora come la pensa Keith.
Scritto da: Alice 5D