La Casa delle Donne di Laura
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Combattente” – Fiorella Mannoia
“Le femministe sono cattive.”
Questa è un’affermazione che ho sentito pronunciare troppo spesso, solitamente seguita da un “odiano gli uomini” o un “credono le donne siano superiori”.
Un alone di disinformazione e false credenze veleggia al di sopra di questo movimento che, a differenza di come molti credono, ha alle fondamenta il desiderio di uguaglianza.
Lo so, vi ho lanciato una bomba, e ora ci sono molti punti interrogativi che cercano risposta.
E chi altro sarebbe più adatto a farci strada lungo questo argomento, tanto impegnativo quanto attuale, se non Laura Ferrari Ruffino, della Casa Internazionale delle Donne?
Il principio
Nel nostro immenso quadro storico, la donna è sempre stata ridotta al ruolo di moglie esemplare, madre cristiana – nessun riferimento specifico – e casalinga svampita. Dalla nascita, fino alla morte, ognuna aveva un unico compito: seguire il copione.
È chiaro che quelle gonne, ad un certo punto, cominciarono a stare strette.
Dolore, rabbia e frustrazione si andavano ad accumulare nel tempo, conducendo ad un’inevitabile conclusione: la rivoluzione.
“Il femminismo affonda le sue radici nell’ 800, nella lotta per la conquista del diritto al voto. Man mano l’onda del movimento si propaga, arrivando in Italia solo nel ‘46. Prima d’allora, le donne erano considerate cittadine di serie B”
-Laura Ferrari Ruffino
Dunque, le prime lotte erano di rivendicazione per l’uguaglianza.
Per essere pignoli, è vero che ormai chi va in giro senza reggiseno non viene arrestata e che il divorzio non è condannato – per lo meno in Italia -, ma sono ancora molti i cumuli di riconoscimenti da spalare, affinché la discriminazione di genere sia ben seppellita.
Carrellata
Ci basterà consultare i dati ISTAT per renderci conto dell’enorme abisso che separa nettamente i due sessi.
Eh si, questa è proprio la parte in cui vi riempio di dati e percentuali – nonché la mia preferita -.
Nell’UE, il tasso di occupazione, a parità di titoli di studio, è maggiore per gli uomini rispetto a quello delle donne: rispettivamente, 74% e 63 %. Per non parlare dell’occupazione politica, per cui solo il 23,7% dei Parlamenti è costituito da membri donne.
Come posso sentirmi rappresentata se, tra le persone al potere, non c’è nessuno che capisce i miei bisogni e le mie esigenze?
Un’altra questione importante, certamente degna di essere argomentata, è legata a tutta quella serie di pratiche legate alla violenza ingiustificata. Basti pensare che circa 200 milioni di donne e ragazze hanno subito la MGF (Mutilazione dei Genitali Femminili), che consiste nella rimozione parziale o totale dell’organo genitale – abbiamo trovato qualcosa peggiore della gente che mangia a bocca aperta -.
E, se si parla di violenza, è doveroso trattare della complessa questione dei femminicidi, ossia gli omicidi compiuti – solitamente da uomini nell’ambito familiare o affettivo – in risposta all’odio immotivato.
L’anno scorso, in Italia, le donne uccise “perché donne” sono state 109 e, nel mondo, una su tre ha subito violenza fisica o sessuale – si, il catcalling è uno di questi! -.
Un po’ di speranza
Proprio perché questi dati sono desolanti e sconfortanti, capiamo ancora meglio l’esigenza di un cambiamento sovversivo.
Ed è proprio per mettere un freno a questa lunga retta di ingiustizie e repressione, che nasce “La Casa Internazionale Delle Donne”.
“La Casa Internazionale delle Donne, è un consorzio di promozione sociale. Composta da 30 associazioni, composte da: storiche, ostetriche, psicologhe, ginecologhe, orientamento al lavoro e addirittura insegnanti di flamenco. Tutto ciò diventa un servizio a prezzo sociale, se non gratuito.”
-Laura Ferrari Ruffino
L’impegno della Casa non si scandisce solo nel contrasto al sessismo e al razzismo, la lotta contro le mafie e la criminalità organizzata e la giustizia ambientale; le donne che si mettono al servizio, lo fanno in sostegno ad altre donne in difficoltà.
“È un punto di raccolta femminile, in cui le donne, oltre a trovare un luogo di confronto, possono fare riferimento per essere messe in contatto con varie associazioni e centri antiviolenza.”
-Laura Ferrari Ruffino
Ed ecco quindi, che quell’edificio di fronte alla succursale, di fronte al quale sicuramente sarai passato ignorando i manifesti e gli striscioni, si rivela un bozzolo rivoluzionario all’interno del quale vive una comunità, sensibile e disponibile, con la sua storia tortuosa e le sue protagoniste.
Troppo bello
È un edificio storico, bello, pulito e organizzato. Ben lontano dall’idea che generalmente si ha di questi posti, dove c’è un gran via vai di persone e tante cose da fare.
Tutto ciò è reso possibile grazie all’impegno e la cura delle donne che lo tengono in vita e che tentano di preservarlo fedelmente a come era tempo fa.
E, sebbene tutte le difficoltà avute in passato a tenerlo aperto, continua ad essere agibile e a prestare i propri servizi; anzi, sono proprio questi a permettergli di rimanere in piedi.
Da 20 anni, infatti, offre vari servizi gratuitamente, che, calcolati al prezzo di mercato, equivarrebbero a 700.000 euro annui; di cui 200.000 consumati in spese: manutenzione, luce, spazzatura, telefonie, assicurazioni etc
Ho perso il conto delle Goleador che si possono comprare con tutti questi soldi…
Inoltre, chi ha a cuore la causa, può abbonarsi alla casa tesserandosi, garantendo a queste donne la possibilità di portare avanti il loro lavoro.
La Casa dell’Amore
So che l’hai pensato.
“Ma se è per tutti, perchè si chiama Delle Donne e non Delle Persone?”
Sarebbe troppo facile ignorare questa domanda, quindi proviamo a trovare una risposta semplice e concisa. Così poi non lo ripetiamo più!
“Il mondo è ancora in mano agli uomini, o meglio, a certi valori. Gli uomini possono partecipare, ma non ne sono protagonisti. È un luogo dove si coltiva l’associazionismo femminile, che ha ancora bisogno di sostegno. Quando saremo tutti uguali nel diritto, non ce ne sarà più bisogno”
-Laura Ferrari Ruffino
È come se entrassimo in un labirinto con i percorsi già segnati. Solo quando riusciremo a sradicarci dalla linea tratteggiata, potremmo dire di aver raggiunto l’uguaglianza.
Attenzione però!
Durante la nostra chiacchierata, Laura ha tenuto a ribadire un concetto fondamentale: per uguaglianza non si intende omologazione. Nessuno vorrebbe mai vivere in un mondo costruito su prodotti in serie e tutti uguali.
Bisogna puntare, piuttosto, al rispetto e la cura delle differenze, insegnando fin da piccoli, che la dolcezza, la gentilezza e la forza sono le vere qualità a cui ognuno dovrebbe aspirare.
La strada per raggiungere tutto ciò è ancora lunga e piena di ostacoli. Eppure, un piccolo bozzolo rivoluzionario c’è, e ha grandi braccia per accogliere chiunque creda che l’amore e il rispetto, non siano utopia.
Scritto da: Laura Cervelli 5D