Rivoluzione a 6 zampe
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Aida: overture”- Giuseppe Verdi
Nascosto tra i vicoli di Trastevere c’è un piccolo cinema, uno dei pochi ancora rimasti; in tanti non lo conosceranno; ma, d’altronde, non finisci a Trilussa per vedere un film…
Martedì 4 ottobre, il Liceo Kennedy ha deciso di portare gli studenti del triennio alla proiezione de “Il Signore delle Formiche”, nuovo film di Gianni Amelio, che segue le vicende del processo per plagio al professor Aldo Braibanti.
Il Signore delle Formiche è stato acclamato al Festival di Venezia in quanto film di ribellione, non solo nei confronti della storia, realmente accaduta negli anni ‘60, ma anche del presente: alla radice, le cose non sono cambiate.
Questo è quello che dice Venezia; oggi vi parliamo di quello che diciamo noi.
Articolo 603
Partiamo dall’inizio: nessuno, in sala, conosceva il reato di plagio.
Per chiarire al volo, secondo l’articolo 603 del Codice Penale:
“Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni”
–Articolo 603 Codice Penale
Potremmo dire che tutto il film gira intorno a questo: è possibile considerare plagio, soggezione, una relazione omosessuale tra un maestro e il suo discepolo?
Al vento
Qui i ragazzi si divisero in due scuole di pensiero: quelli che piangevano insieme ai protagonisti e quelli che, a metà del film, già si interrogavano su cosa avrebbero mangiato a pranzo.
Anche perché questo non è un film per tutti e non è chiaramente intenzionato ad esserlo, ma tecniche cinematografiche a parte, resta un problema di fondo: non siamo riusciti a trovare una risposta per la domanda qui sopra, abbastanza notevole dati il periodo storico e il fatto che in tanti sono andati a votare – l’avete notato il cameo di Emma Bonino? Lei concorreva alle elezioni, non direi fosse una coincidenza –.
Non che si siano risparmiati i commenti, – fidatevi, ce ne sono stati eccome – ma niente di interessante o costruttivo, o che comunque riguardasse in alcun modo la trama del film.
E i pochi che avessero un senso, si sono persi nel menefreghismo scolastico della maggioranza.
Confusi
Menefreghismo, però, nato in parte dal fatto che molti sono entrati nel cinema senza sapere nemmeno quale film avrebbero visto di lì a poco.
Un po’ la confusione del titolo – avete capito che le formiche c’entrano poco e niente, giusto?-, un po’ la voglia di saltare quelle due ore di filosofia che proprio non andavano giù, all’inizio non tutti hanno afferrato il tema del film: ma se ne avessimo parlato prima di lasciare la centrale?
Chissà, forse no, ma sarebbe bastato per catturare l’attenzione e far capire che non era uno di quei comfort movies che guardi con Instagram aperto sotto.
Inventiamoci un modo
Se non ha funzionato “rinchiudere” diverse classi, in una sala buia, con un grandissimo schermo, per risvegliare i ragazzi su alcune dinamiche, a chi è indirizzata la rivoluzione del film?
Non sono forse i giovani ad avere in mano il futuro?
Proprio per questo, la rivoluzione dovrebbe essere accolta prima di tutto da loro.
Qualcuno ad aver capito c’è; ve lo abbiamo detto prima che qualcuno ha pianto. Ma siamo troppo pochi e rischiamo di essere affiancati da soli adulti stanchi.
Se il cinema non ci piace, un altro modo ci deve essere: che rivoluzione sia.
Scritto da: Margherita 5D e Alice 5D