Officina dell’arte: fuori dal tempo
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Out of time” – The Weeknd
Per introdurre l’argomento odierno di Officina dell’arte farò appello ai ricordi del “me bambino”.
Quando ero ancora nano e spensierato amavo profondamente giocare a Yu-Gi-Oh –spero di non dover spiegare a nessuno cosa sia-.
Questo gioco di carte presentava una serie di mostri chiamati “Cronomalie”, un termine inventato tramite l’unione delle parole greche Khrònos, tempo, e Anomalia, errore.
Come suggerisce il nome, rappresentano mostri basati su opere d’arte che non hanno una precisa collocazione storica, in poche parole, che sono fuori dal tempo. –per semplificare, è come se si trovasse un dipinto del Rinascimento che ha come soggetto Frah Quintale.-
Dopo essermi ricordato della loro esistenza però, ho pensato: ma quali sono le opere che non riusciamo a datare?
E c’è veramente, in qualche vecchia chiesa di Firenze, un affresco di Frah Quintale?
OOP-s-Art
Cerchiamo di mantenere un tono serio, il termine storico-scientifico con cui vengono chiamati questi oggetti è OOPArt, acronimo di Out of Place Artifacts, e versione più sterile e seria di Cronomalie.
Oggi, tutte le Cronomalie –si, continuerò comunque ad usare questo termine– rinvenute sono tali o perché stranamente avanzate, da un punto di vista tecnologico; o per la mancanza di vere e proprie istruzioni per l’uso, che spiegassero la natura della loro esistenza
Micene del discount
Per il caso più importante di Cronomalia, vi chiedo di ricordare la storia dell’arte del primo liceo: Micene e la Porta dei Leoni.
Per chi, giustamente, aveva di meglio da fare, do una rinfrescata io.
A Micene, città dell’Antica Grecia fondata da Perseo, erano state erette delle alte mura come sistema di difesa e, per entrare ed uscire dalla polis, si doveva oltrepassare una porta con due leoni decorativi.
Ora immaginate la stessa cosa, ma in mezzo alle montagne della Bolivia e del Perù, che non sono proprio il luogo adatto per erigere una
fortezza impenetrabile in muratura, giusto?
E invece è proprio il caso della città di –aiutatemi a scrivere questo nome– Tiahuanaco, risalente al 600 a.C. e caratterizzata da colossali strutture megalitiche.
Qui, oltre a scale con gradini alti 80 cm, poco più di un banco di scuola in pratica, è stata ritrovata una colossale porta di arenaria che ha mandato nel panico gli archeologi, incapaci di capire il modo con cui una civiltà così antica, sia stata in grado di compiere tali opere.
Allacciate le cinture
Passiamo, infine, da strutture colossali, a ciò che sembra un giocattolo per bambini.
In una tomba appartenente a delle civiltà precolombiane, sono venute alla luce delle scintillanti e piccole sculture, di circa 7 cm, che rappresentano, oltre a vari animali assortiti, una flotta di caccia da combattimento.
E sarebbe veramente bello, se solo fosse vero.
In questo caso una spiegazione è stata data: la loro forma è molto simile a quella di un pesce –il pesce gatto a ventosa o pesce corazzato– abitante dei fiumi limitrofi.
Di conseguenza è possibile che l’artista non fosse veramente un visionario, ma semplicemente un’amante della pesca.
Nonostante gli studi, ingranaggi fossilizzati, strane batterie paleolitiche e tanto altro continuano ad alimentare simpatiche teorie sui brutti musi verdi.
Scritto da: Alessandro 5A