Pop corn del weekend: recitare con le branchie
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Gli occhi del cuore” – Elio e le Storie Tese
Esistono più piattaforme streaming che granelli di sabbia nel mare e la videoteca di tutti– dai 13 ai 50 anni, più o meno – è rinchiusa lì, nell’abbonamento mensile.
Ma tutte le nonne in attesa del palinsesto tv che piace tanto a loro, quello invernale, rifiutano categoricamente l’esistenza di programmi che non siano associati ad un tasto del telecomando. – della tv vecchia eh, perché i telecomandi degli smart tv il comando per le piattaforme ce l’hanno -.
“Che è Alì? La televisione?”
“No nonna non è la televisione: lo sto vedendo sulla tv, ma non è un canale.”
“Che vedi?”
Boris, nonna. Ma questa è meglio che non la vedi con me.
Gli occhi del Cuore
Purtroppo per le adorate serie delle nonne, Boris è una serie che prende in giro le serie.
Mi spiego meglio: tutto è ambientato sul set de Gli occhi del Cuore, serie inventata ma molto simile a quella che vedeva nonna qualche anno fa per l’ora di pranzo. Uguale. Qualsiasi nome di fiction vi verrà in mente, è compatibile con Gli occhi del Cuore. E chi ci lavora sa che sta faticando per una completa schifezza.
Alessandro è uno stagista di regia che, malauguratamente, finisce sul set per imparare il mestiere. Per farla molto breve, il mondo della televisione è gestito da psicopatici – ma chi lo era già e chi ci è diventato lavorando, non è dato saperlo-.
Gulp
Perché la serie non si chiama “Gli occhi del Cuore”? Perché sono matti, primo fra tutti, il regista, il quale si porta, ogni giorno, da casa, un pesciolino porta fortuna di nome Boris. All’inizio delle riprese, benedice tutti con un po’ di acqua dalla boccia del pesciolino – neanche fosse acqua santa – e via con la follia.
È una serie comica, chiaramente. L’ho vista – penso – quattro volte e non mi stanco mai. Ma nascosta tra una battuta e l’altra, una sfuriata e l’altra, c’è una critica molto severa ai meccanismi della televisione.
Circuiti di mille valvole
Se non sei la fija de Mazinga o non hai una particolare protezione da parte di qualche personaggio potente, per lavorare sul set, devi scendere a tantissimi compromessi, tra cui orari disumani e paghe misere.
Penso a Biascica che piange di gioia per aver ricevuto gli straordinari d’aprile dopo un anno; alla truccatrice licenziata perché priva di protezione; a Itala, che non ne vuole sapere dei tagli della produzione.
“A Sergio, nun ce devi prova. So trent’anni che faccio sto mestiere. Te dico Romanelli, te piace? Mo sto con Romanelli. R-O-M-A-N-E-L-L-I. Io, da qua, nun schiodo, hai capito? Nun schiodo!”
-Itala
Snap back to reality
I “giochetti” della Rete, la concorrenza sleale, i patti sottobanco: e il problema è che è tutto vero. Anche perché: le Reti, con la R maiuscola, in Italia sono due. Una è quella di Boris, l’altra è la concorrenza. Non ci vuole la calcolatrice per fare due più due.
Ed è chiaro che ai “Romanelli” della situazione, la serie e il film – che ha creato un po’ più di problemi – di Boris non siano piaciuti: li mettono completamente a nudo, li smascherano.
Per questo non voglio farla vedere a nonna: che rimanga nel suo mondo smarmellato. Tanto, anche se le dicessi che è tutto vero, non mi crederebbe.
Scritto da: Alice 5D