Ma cosa significa?
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Words” – F.R. David
Anche se a volte nemmeno ci facciamo caso, quando parliamo, spesso utilizziamo delle espressioni molto comuni, tipiche della nostra lingua.
Sono molto particolari, soprattutto perché hanno una doppia chiave di lettura: una letterale e una ‘simbolica’.
Alcune sono buffe, altre interessanti e altre ancora decisamente vecchie, ma in uso ancora oggi.
Perché, del resto, quando ne sentiamo una che ci piace per come suona, o per ciò che significa, allora capita che pensiamo:
“Carina questa, adesso la uso anche io!”
E così si tramandano e si diffondono, diventando sempre più conosciute e di dominio comune.
Eppure, vi siete mai chiesti perché si dice così? Beh, sono certa che sarà molto interessante scoprirlo. Buona lettura!
In bocca al lupo: buona fortuna, cacciatore!
Quante volte prima di una verifica o di una competizione importante ci sentiamo dire questa frase:
“In bocca al lupo!” – e io devo ancora capire se si risponde grazie, crepi, o viva il lupo. –
Ma la vera domanda è: perché per dire buona fortuna si mettono in mezzo i lupi?
L’origine di questa formula molto utilizzata, la troviamo in un antico augurio che si faceva ai cacciatori prima che andassero a svolgere il loro mestiere.
A quest’esclamazione, si rispondeva:
“Crepi (il lupo)!”.
E, secondo quest’usanza, il cacciatore, dopo questo piccolo “scambio di battute” era al sicuro, poiché la funzione di esso era apotropaica, cioè aveva il compito di allontanare gli spiriti maligni che avrebbero messo a rischio il cacciatore.
E forse gli spiriti maligni consistevano proprio nel lupo stesso, che non veniva considerato proprio il più buono e innocuo degli animali!
L’altra risposta possibile, invece, è sicuramente più delicata e, personalmente, è quella che preferisco:
“Viva il lupo”. Si usava – e si usa – questa frase perché i lupi portano i loro cuccioli per la collottola.
Questo porta il cucciolo a sentirsi protetto e perciò da qui nasce la metafora: finché ci trasporta il lupo adulto, siamo al sicuro e non abbiamo nulla da temere!
Di palo in frasca, come gli uccellini!
Quante volte in vita mia ho sentito quest’espressione! Pari al numero di volte in cui mi sono chiesta perché si usasse questo modo di dire.
Contestualizziamo: quest’espressione si usa quando si passa da un argomento all’altro senza un collegamento logico. Dai, scommetto che almeno una volta, alle interrogazioni, è successo a tutti.
Ci sono varie ipotesi sul perché si dica così: nella prima si fa riferimento al fatto che un uccellino si posasse prima su un palo e poi su una frasca (con cui in questo caso si intende un ramoscello fiorito), senza un nesso logico.
L’altra possibilità, invece, forse un po’ più accreditata della precedente, ha origine nel 1549. Il palo, infatti, all’epoca, consisteva in un’insegna araldica posta vicino al ponte levatoio di un castello e la frasca indicava un’osteria.
Di conseguenza, il palo indicava il nobile e la frasca il popolare, che vengono considerati gli antipodi.
Restare al verde: che c’entra un colore con i soldi?
Restare al verde: la mia situazione costante quando si gioca a Monopoli – e non mi spiego come sia possibile che ogni volta si verifichi questa situazione, mi auguro che voi siate più fortunati! –
Ma, al di là di questo, andiamo a scoprire cosa c’entra il verde.
Quando gli appalti pubblici si effettuavano tramite un’asta, il battitore era solito accendere una candela con il fondo verde. Appena la candela si esauriva, restava il verde.
Questo significava che erano terminati i soldi per rilanciare le offerte. E da qui, rimanere al verde.
Beh, il verde è un colore bizzarro: segno di abbondanza nella natura e segno di carenza nel mondo del denaro.
Ora che conosciamo più a fondo queste espressioni molto tipiche nel parlato, sicuramente, le potremo utilizzare e contestualizzare meglio.
Ognuna di esse ha la sua storia, la sua particolarità e il suo modo di porsi. E sono un po’ come delle perle della nostra bellissima lingua.
Perciò usiamole, ma sempre con consapevolezza!
Scritto da: Benedetta, 3G