Millenium Bug: all we hear is Live Aid
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Radio Gaga – Live Aid” – Queen
Per quanto i live show del nostro secolo siano spettacolari, fuochi d’artificio ed effetti speciali non sembrano essere abbastanza: di loro non resta quasi mai traccia.
Però oggi, il 13 luglio, si apre il portale verso un’epoca magica, perché in questo giorno del 1985, alle 12 in punto, partiva dal Wembley Stadium di Londra il Live Aid. Più che un concerto, l’evento che ha cambiato tutto, per sempre.
Ecco cosa abbiamo preso da quel giorno e come poter portare un pezzo, anche piccolo, di storia della musica sempre con noi.
Solo una cosa: preparatevi a piangere. E a sentire caldo, perché quasi tutti indossavano giacche pesantissime a luglio, ma lo stile viene prima di tutto.
Io c’ero
É il concerto dell’iconica canotta bianca di Freddy Mercury, – almeno lui stava fresco – quello che riuniva i Queen dopo tempo e che ha reso la band la regina: i loro 20 minuti di esibizione sono stati i migliori di tutto il Live Aid, un inizio con il botto.
Ma chi ha visto Bohemian Rhapsody, questo lo sa già: abbiamo tutti sperato di essere nati qualche anno prima per poter dire io c’ero.
E ce n’erano tanti. 72 000 spettatori a Wembley, più 90 000 al John F. Kennedy Stadium di Filadelfia più 2 miliardi con la televisione accesa, per un totale di: due miliardi, o poco più.
A noi, invece, non resta che comprare una cinta borchiata simile a quella di Freddy, – dall’uscita del film, si trovano ovunque – giusto per sognare un po’.
Brillantina
Lo vedete il palco? É semplicissimo, la cosa più appariscente che si nota sono i capelli di Bono Vox, tagliati in una specie di mullet.
“You know the words?” chiede, mentre si avvicina al pubblico per farlo cantare con lui. Certo che le sappiamo le parole, Bono:
“Tonight we can be as one”
-Sunday Bloody Sunday, U2
Sunday Bloody Sunday è una canzone piena di dolore e passione: cantata ad un evento di beneficenza come il Live Aid, fa un certo effetto – per certo effetto intendo che sto piangendo, si, non lo nascondo-. Quel giorno, sono davvero diventati tutti una cosa sola.
Adesso, io andrei in giro tutti i giorni vestita come lui. Dovendo scegliere un solo capo come simbolo, gli stivali sono divini.
Solo per un giorno
L’unico in grado di farci sentire eroi per un giorno: ecco il Duca Bianco sul palco del Live Aid.
Se ve lo state chiedendo, la canzone l’avete già sentita parecchio in TV, ma anche nel finale di Jojo Rabbit e mai ci fu soundtrack più azzeccata: prima di cantare, David Bowie dice che Heroes la dedica a suo figlio e a tutti i bambini del mondo.
Voglio tornare bambina solo per questo.
Tantissima umiltà sul palco e pura unicità: avete mai visto i suoi occhi? Ne aveva uno diverso dall’altro. Inutile dire che chi porta una sola lente colorata è solo un’imitazione.
Let the sun go down
É ormai sera quando Elton John e George Michael cantano “Don’t Let The Sun Go Down On Me”, altra esibizione rimasta negli annali.
Wembley piomba nel silenzio e dal pianoforte bianco, unica cosa che si vede, chiaramente insieme alla giacca di Elton John, parte la musica. Poi, tutti di nuovo a cantare a squarciagola.
Il Live Aid stava per finire. Nelle prime 7 ore di concerto erano state raccolte 1,2 milioni di sterline per la carestia etiope. In TV furono trasmesse ben 16 ore di evento live: il fuso orario tra America e Inghilterra, d’altronde, non poteva fermarsi.
Per chiudere in bellezza, serve un po’ di brio: qualche paillettes, qualche piuma e si torna ad immaginare.
Ritorno ai fazzoletti
Ma quanto sono belli tutti insieme?
Una scena che sembra urlare “e vissero tutti felici e contenti”. Non è proprio andata così: ci sono ancora dei misteri irrisolti sulla gestione dei fondi raccolti.
Ma il Live Aid rimane la stella luminosa nel mondo della musica. Chi ha avuto la fortuna di vederlo se lo ricorda come se fosse ieri. A noi Gen Z, non resta che immaginare.
Ora vado a cercare i fazzoletti.
Scritto da: Alice 4D