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Oceano chiama Terra

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Acqua azzurra, acqua chiara” – Lucio Battisti

Siamo arrivati all’8 giugno. Ed è un giorno speciale.

Non solo perché è finalmente finita la scuola e probabilmente sarete tutti a Santa Severa, o a Ostia, oppure a Fregene a farvi il primo bagno dell’estate, ma anche perché, a proposito di mare, è la Giornata Mondiale degli Oceani.

Questa ricorrenza è stata istituita in occasione dell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro.

Il suo scopo è quello di far riflettere tutti noi su quanto siano effettivamente importanti gli oceani nella nostra vita e sul fatto che ognuno di noi abbia il dovere di “trattarli” come meritano.

Oceani

Una situazione al limite

Il mare non è una discarica. Tuttavia, per molti anni – e se vogliamo dirla tutta, ancora oggi – ci è finito dentro di tutto.

Dalla semplice busta di plastica, dai palloni, dalle scarpe, dalle confezioni a concimi, materiali chimici, pesticidi e rifiuti radioattivi.

Per molto tempo si è pensato che gli oceani fossero abbastanza estesi per smaltire tutto e per diluire le sostanze nocive, rendendole innocue.

No, purtroppo non è andata esattamente così: oggi 86 milioni di tonnellate di plastica navigano nei nostri oceani.

Forse un numero così grande non rende l’idea. Ve la faccio più semplice, è come se 17 milioni e 200mila elefanti adulti di plastica galleggiassero nelle nostre acque.

E non è solo la plastica, perché sui fondali degli oceani ci sono letteralmente una marea di rifiuti non biodegradabili.

Non possiamo più far finta di nulla. Dobbiamo agire, prima che sia troppo tardi.

Rispondiamo a questa chiamata!

Ciascuno di noi può fare la differenza. So che state pensando:

Ecco la ‘frase fatta’ di cui non avevamo bisogno“.

Ok, avete ragione ma non sono solo le grandi azioni a cambiare il mondo.

I dettagli possono fare la differenza.

E qual è il segreto per dare una mano?

Smaltire i rifiuti correttamente, riciclare e preferire l’uso di materiali sostenibili che non gravano sull’ambiente.

Il grande cambio di rotta, chiaramente, può avvenire solo con la collaborazione delle industrie e della filiera produttiva.

Dobbiamo farcela: in fondo, si tratta delle nostre acque, dei nostri rifiuti, dei nostri oceani.

Scritto da: Benedetta – 2G