La polpetta volante di Dune
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Ripples In The Sand” – Hans Zimmer
Nel Settembre dell’anno scorso, stavamo iniziando a riassaporare un pochino di libertà. Il numero dei contagi stava diminuendo e potevamo finalmente riuscire e riassaporare il magico mondo della socialità.
Ma, piuttosto che andare all’aria aperta a fare un pic-nic, ci siamo rinchiusi al cinema per vedere il faccione di Timothée Chalamet spalmato sul grande schermo.
Ce ne pentiamo? Si. Lo rifaremmo? Può darsi…
Purtroppo non siamo una fanpage e, seppur ci sia tentazione nell’elencare i 10 motivi per cui Timothee é un figo atomico, ci sforzeremo di fare i seri e parlarvi di uno dei suoi film più recenti: Dune.
Presentato per la prima volta in Italia il 3 Settembre 2021, questo film epico-fantascientifico è stato diretto da Denis Villeneuve– si, il tipo che ha fatto Blade Runner. Oltre ad avere un cast fantavoloso, una fotografia degna del “Rotterdam Photo Festival” e trucchi incredibili, Dune ha portato nel mondo del cinema tante novità.
La tecnica più usata è sicuramente la CGI, grazie alla quale si possono ricreare al computer dei modelli virtuali in tre dimensioni. Ed ecco che, dalla spiaggia di Ostia Lido, ci ritroviamo in mezzo a delle dune psichedeliche con vermi giganti e navicelle spaziali.
Ricordiamoci però, che come tutti i grandi artisti, anche Denis Villeneuve è uno che non si accontenta mai e che sostiene la teoria del “se è vero è meglio”; questo è il motivo per cui – fatta eccezione per i paesaggi e alcune piccole cose impossibili da riprodurre in real life – saremmo in grado di toccare e vedere la maggior parte delle cose mostrate nelle scene.
A tal proposito, conoscete il retroscena della tuta di Stellan Skarsgård?
La prima volta che vidi il film rimasi scioccata nei frame del banchetto in cui il barone Vladimir Harkonnen, un personaggio piuttosto robusto, s’innalza veleggiando nell’aria come una beata farfallina di campo.
Per quei cinque minuti di leggiadria, Denis Villeneuve ha fatto sudare sette camicie ai truccatori, sottoponendoli a lunghe sessioni di trucco.
“Gli Harkonnen hanno un viso completamente glabro, liscio e privo di sopracciglia, un tipo di trucco particolarmente complesso da realizzare”, spiega Mowat.
L’attore è stato infagottato con una tuta gigante per dargli l’iconica massa. Lo stesso Donal Mowat ha affermato senza un briciolo di ironia: “Sapevo che il Barone sarebbe dovuto essere molto grande, ma era davvero enorme!”.
Per la pappagorgia prorompente, sono state incollate delle protesi e per il corpo un primo strato di grasso foderato con una tuta refrigerata per non far morire di ipertermia il poveretto; un altro strato di adipe perché se non strozza, ingrassa; e per concludere una tuta di finta pelle per rendere il tutto più realistico.
Luci e post-produzione per sistemare le piccole imperfezioni e ba-bam… diretto sul grande schermo.
Per chi dice che il lavoro dell’attore è un lavoro da disoccupati, consiglio di vedere i video di Stellan Skarsgård sul set.
È stato letteralmente appeso come una salsiccia e fatto ronzare in giro!
Un appello al regista: Denis Villeneuve, perché ti sei voluto male? Non bastava usare la CGI?
Scritto da: Laura – 4D