Guida per l’exchange spaventato
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Penso positivo”- Jovanotti
Quando si decide di partire per l’exchange program, si sa già di andare in contro ad un’esperienza unica. Seppur non si sia indipendenti al 100 % (trasporti, nel cibo e nella gestione della casa)c’è invece uno spiraglio di luce se si parla di indipendenza emotiva.
No tranquilli, non mi siederò con carta a penna fingendo una seduta dallo psicologo.
Si sa, noi adolescenti siamo delle bombe a mano cariche di disagio e sbalzi ormonali. Siamo un mistero…anche per noi stessi. A volte capita di essere felici e motivati e poi giù nel pozzo del il-mondo-fa-schifo-lasciatemi-morire-sul-divano.
Ogni cosa, anche la più stupida e insignificante, può assumere le sembianze di una catastrofe mondiale.
No Marco, non pensare che il tuo fidanzato non ti risponda perché ti sta tradendo con una tipa conosciuta al bar. È solo occupato a fare sticker con la faccia di Ugo Borghetti.
Io penso positivo
Uno degli elementi chiave dell’esperienza all’estero è la gestione dei propri sentimenti. Non si scappa!
Se di base non si è costretti a farsi degli esami di coscienza, questo tipo di esperienza ti mette perennemente a confronto con uno specchio. Spesso ci si trova obbligati a chiedersi perché quella persona abbia reagito in quel modo o come ci si dovrebbe comportare per evitare una determinata situazione.
Potrebbe sembrare spaventoso. Nessuno ci può insegnare come creare un buon rapporto con noi stessi, né tanto meno prepararci ad affrontare da soli situazioni di stress.
Ma in fondo è proprio questo il motivo per cui l’exchange program accelera il percorso di maturazione!
Nostalgia
Quando si parte si entra in un grande frullatore emotivo. Non si capisce niente e mettere a posto i pensieri è un rebus.
Ovviamente non si parla solo di emozioni negative, altrimenti perchè mai dovremmo lasciare casa?
Nella piramide delle emozioni di uno studente medio, il vertice è occupato dalla nostalgia. Quella cosa brutta che ha fatto tornare di moda i pantaloni a vita bassa e che fa venire la crisi di mezza età agli over 50.
Per fortuna che William Shakespeare ci viene in contro, sintetizzando in una frase il disagio di una vita:
“Nostalgia: il ricordo delle cose passate.”
(William Shakespeare)
Più chiaro di così!
E adesso che facciamo?
Nei momenti di fragilità in cui si regredisce di una decina di anni piagnucolando “Io voglio tornare a casa da mamma!”, è bene ricordarsi di quattro cose.
- Fa tutto parte del percorso. I momenti di down sono fondamentali, è proprio grazie a loro che si diventa più forti!
- Lasciarsi abbandonare alla tristezza va bene. Sia chiaro: non si accettano scenate da drama queen alla Bridget Jones. Godersi la nostalgia ci sta, ma non fateci il nido!
- Ricordarsi gli obiettivi che hanno spinto a partire. A volte ci si dimentica delle cose positive dell’essere all’estero e ci si chiude in una bolla di disprezzo nei confronti di tutto quello che ci circonda. Bisogna imparare ad essere aperti!
- Cercare un po’ di casa. È bene coltivare i piccoli piaceri e le dolci sensazioni che si avevano a casa: cucinare il piatto che faceva nonna, ascoltare quella canzone a cui è affezionati, fare lunghe passeggiate per schiarire le idee etc.
Ed ecco qui, che dopo poco, alla nostalgia di casa non fai più caso.
SCRITTO DA: LAURA 4D