Il libro per chi pensa troppo
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cayendo (Side A- Acoustic)” – Frank Ocean
Quello che sto per consigliarvi è un libro che vi cambierà completamente. Un romanzo che parla di amore, di capacità di reagire di fronte alle difficoltà e della forza inarrestabile dell’amicizia. Un libro che fa riflettere sul disagio generazionale e che suscita domande a cui spesso non è possibile dare una risposta: sono io a decidere per me stessa o è già tutto stabilito? Posso scegliere liberamente o sono solamente un piccolo ingranaggio di un enorme meccanismo? Chi sono io? –beh, avete capito che genere di domande-.
“Tu sei il fuoco e l’acqua che lo spegne. Sei il narratore, il protagonista e la spalla. Sei chi racconta la storia e la storia raccontata. Sei il qualcosa di qualcuno, ma sei anche il tuo te”
(John Green – “Tartarughe all’infinito”)
È uno di quei libri che, oltre a dare ottimi spunti di riflessione, colpisce nel profondo ed è capace di parlare alle giovani menti e di lenire l’angoscia.
“Però attribuisci troppo potere ai tuoi pensieri, Aza. I pensieri sono solo pensieri. Non sono te. Tu appartieni a te stessa, anche quando i tuoi pensieri no.”
(John Green – “Tartarughe all’infinito”)
Senza che vi tenga ancora sulle spine- perché lo so che mi state odiando– ecco a voi il titolo: “Tartarughe all’infinito” del pluripremiato John Green, che, per chi non lo conoscesse, ha scritto anche “Colpa delle Stelle” e “Città di carta” di cui sono già usciti gli adattamenti cinematografici.
La trama
La sedicenne Aza vive ad Indianapolis. L’ansia e il suo disturbo ossessivo compulsivo la costringono a vivere in quella che lei chiama un “enorme spirale” di pensieri convulsi e circolari.
Nonostante sia terrorizzata dall’idea di prendersi il Clostridium difficile e morire uccisa dai batteri nel suo intestino, Aza vive una vita più o meno normale- anche se, cos’è normale?– assieme ai suoi due migliori amici: Mychal Turner, un aspirante artista, e Daisy Ramirez, che scrive invece numerose e popolari fanfiction di Star Wars.
Questo almeno fino a quando una mattina, a scuola, Daisy scopre come la polizia offra centomila dollari a chiunque possieda informazioni utili riguardo il miliardario accusato di frode e scomparso senza lasciare tracce, Russell Pickett, padre di Davis, un vecchio amico di Aza.
Daisy, che ha sempre avuto problemi economici, insiste affinché Aza parli con Davis per scoprire qualcosa.
Così, cominciano le novità nelle vite di Daisy e Holmesy (così viene chiamata Aza dalla migliore amica).
Il resto è, soprattutto per la protagonista, una scoperta: di cose ormai cambiate, come il vecchio amico, rimasto orfano di madre, che ora guarda le stelle e scrive un blog. Di cose che le stanno intorno ma che lei nota a malapena, come le fanfiction di Daisy, e di un limite, che è necessario superare per riscoprire gli affetti più importanti e se stessa.
Tartarughe all’infinito racconta l’amicizia nel suo evolversi, le differenze sociali ed economiche che possono convivere a distanza strettissima, la solitudine, la complessità e la molteplicità del mondo degli affetti. E, soprattutto, racconta la patologia psichica.
“Nessuno capisce nessun altro, non veramente. Siamo tutti imprigionati dentro noi stessi”
(John Green – “Tartarughe all’infinito”)
Aza, un qualunque adolescente
La narrazione non è incentrata su Aza e Daisy come investigatrici in erba, ma solo ed esclusivamente sul personaggio di Aza e la sua malattia.
Il lettore si ritrova dentro la testa contorta della protagonista e ne è talmente risucchiato che si sente lui stesso il protagonista di questa storia. Viene immerso nel mondo di Aza, ignorando quasi completamente gli altri personaggi. E John Green riesce a raccontare di un mondo interiore labirintico e spaventoso, di tortuosi meccanismi mentali, pervasi da emozioni incontrollabili e di grovigli di pensieri.
Ma alla fine, quello sullo sfondo, è il mondo di qualunque adolescente, fatto di internet, scuola, amicizie, passioni, preoccupazioni per il college e genitori più o meno presenti.
“Chiunque può guardarti. È raro trovare qualcuno che vede lo stesso mondo che vedi tu”
(John Green – “Tartarughe all’infinito”)
E allora, perché leggere questo libro?
“Tartarughe all’infinito” di John Green, è stato- fino ad ora– l’unico libro in grado di insegnarmi che “i pensieri sono solo un genere diverso di batteri che ti colonizzano”, fanno parte di me ma non mi rappresentano: io non sono i miei pensieri.
Green mi ha insegnato che c’è sempre tempo per essere chiunque perché “io” è la parola più difficile da definire.
Ma soprattutto Aza e David mi hanno insegnato che l’amore non è una tragedia o un fallimento, ma un dono e che alla fine “nessuno dice mai addio a meno che non voglia rivederti”.
SCRITTO DA: ZAHRA 4F