There’ll always be a battle to be included
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “ American Boy” – Estelle (feat. Kanye West)
In un’intervista per il “GQ” (un magazine inglese), Bernardine Evaristo, una scrittrice, ma soprattutto una donna inglese d’origine nigeriana, ha riassunto la sua vita in una breve frase.
“When we’re considered a minority, there’ll always be a battle to be included”
“Quando siamo considerati (come) una minoranza, ci sarà sempre una battaglia per essere inclusi”
(Bernardine Evaristo)
Fin da piccola la vita di Bernardine è stata segnata dal dolore causato dal colore della propria pelle, diversa rispetto alla porcellana tipica delle ragazze inglesi.
Oggi Bernardine, però, ha qualcosa in più rispetto a quelle ragazze, un “Booker prize” vinto nel 2019.
In questi anni ha scritto vari libri, con l’intento di sensibilizzare la popolazione mondiale sul tema del razzismo. Bernardine, crescendo, è riuscita a trasformare il colore della propria pelle, ovvero ciò che la costringeva a sentirsi diversa, nel suo punto di forza, diventando una paladina per le donne di colore.
Tra i suoi romanzi più famosi troviamo “Radici bionde“, un libro che fa riflettere.
“Radici bionde” ha una trama non convenzionale, tratta della schiavitù e della discriminazione razziale in modo particolare.
Questa volta sono i bianchi (chiamati “Bianki” nel libro) ad essere schiavizzati da parte dei neri (“Nehri”) che sono concentrati ad espandere il loro regno coloniale.
Tramite crude descrizioni, in particolare quelle che ritraggono il lungo viaggio degli schiavi, la scrittrice riesce a fare immergere il lettore all’interno libro.
Improvvisamente provi dolore sulla schiena, ti guardi allo specchio e sanguini, il tuo corpo è coperto di cicatrici, le stesse che ha Doris (la protagonista del libro) a causa delle ripetute frustate.
“Vedevo come i Nehri avevano indurito il cuore di fronte alla nostra umanità. Si erano convinti che noi non provavamo emozioni come loro, e quindi non si sentivano obbligati a provare emozioni per noi. Era un sistema molto conveniente e redditizio.”
( Doris, la protagonista di “Radici bionde”)
É proprio questa la ragione per cui la tratta degli schiavi non venne fermata prima del XIX secolo, né tanto meno nel libro.
Gli africani ( “Bianki”) non erano considerati esseri umani, con la capacità di provare sentimenti, ma delle semplici bestie da mandare a lavorare nei campi. E, poiché nella maggior parte dei casi non si prova compassione per degli animali, perché allora trattare questi esseri viventi in modo diverso?
Gli europei (“Nehri”) necessitavano della forza lavoro degli schiavi, era vitale. Senza quelle braccia occupate nei campi, il continente americano non si sarebbe sviluppato.
Ma se ci fosse stata una rivolta da parte degli schiavi, o se gli europei (“Nehri”) fossero stati più compassionevoli, oggi come sarebbe il mondo?
SCRITTO DA: SOPHIA 3B